È senz'altro troppo presto per valutare al suo giusto valore l'apporto di un Jean Laplace all'alchimia tradizionale.
Il detto "troppo tardi conosciuto, troppo presto lasciato" dell'Adepto di Dampierre sur Boutonne, che si può meditare a partire dalla scoperta dell'Index Fulcanelli, mi sembra applicarsi perfettamente a questo giovane Filosofo, discepolo di Eugène Canseliet, con cui ha polemizzato per colpa sua, poi riconciliato con l'umiltà richiesta dall'obbedienza.
Nato poco dopo la seconda guerra mondiale, e precisamente nel 1951, ci ha bruscamente lasciato verso la metà degli anni 90, nel 1996, senza dubbio dopo essere riuscito almeno nella prima opera. Trattandosi di opera, vorrei riprendere brevemente a mio conto, e a proposito, l'espressione "spelndore di un'opera", un tempo utilizzata da un corrispondente della rivista "Initiation & Science" [Iniziazione & Scienza], che prendeva in considerazione nel suo articolo il mito fulcanelliano.
Jean Laplace faceva parte del circolo degli alchimisti di Grenoble, di cui alcuni membri sono diventati degli autori di fama.
Ha cominciato la sua carriera di pubblicista fondando la rivista "La Tourbe des Philosophes" [La Turba dei Filosofi], che doveva essere ripresa successivamente da Bernard Renaud de la Faverie, e che non attualmente non esce più.
Sin dal 1977, le sue edizioni provinciali della "Tourbe" hanno il coraggio di rieditare gli introvabili "Voyages en kaléïdoscope", di Irène Hillel-Erlanger, dallo strano sentore surrealista ed il cui l'ermetismo aveva subito colpito Fulcanelli.
L'anno successivo, fa uscire un fascicolo dal titolo provocatorio: "Révélations Alchimiques sur la Fin du Monde", [Rivelazioni Alchemiche sulla Fine del Mondo], decorato da una fotografia del celebre quadro di Valdes Leal "Finis Gloriae Mundi", di cui abbiamo già parlato.
Perché è qui, naturalmente, che ritroveremo Julien Champagne, anche se egli non compare direttamente nel libricino.
I meriti di Jean Laplace non sono certo dovuti al suo spessore, e Jean dal buon cognome non si aspettava indubbiamente un successo pubblico, che ha posto in exergo all'inizio del suo studio il "Io sono la voce che grida nel deserto" del Battista.
Aggiungerei semplicemente che la sua trama merita una deviazione, e citerei ad esempio questa frase della quarta di copertina: "Attraverso il FINIS GLORIAE MUNDI di Valdès Leal, sul filo di una storia degli avvenimenti reale, si disegna il destino della terra regolata dall'orologio delle onde".
Il terzo libro di Fulcanelli appare, esso, in filigrana, ed è menzionato attraverso una citazione di Eugène Canseliet, tratta dal n° 4 di "La Tourbe des Philosophes" edito nel 1978: "Di fronte alla passiva rassegnazione dei popoli asserviti dallo scentismo, capisco meglio, da quasi mezzo secolo, la ferma decisione presa da Fulcanelli, che il suo terzo libro non fosse pubblicato, il quale aveva questo titolo latino molto evocativo: FINIS GLORIAE MUNDI, La Fine della Gloria del Mondo".
Essendosi ritirato a Basilea, in Svizzera, Jean Laplace fece stampare, durante gli anni 80 e all'inozio degli anni 90, una serie di fascicoli dedicati soprattutto all'alchimia, e all'inizio venduti unicamente per corrispondenza, a degli abbonati poco numerosi.
Il 4° fascicolo del I volume della sua "collezione di alchimia", di cui una fotografia è riprodotta qui in alto, presenta secondo me un interesse eccezionale.
Successivo al gennaio del 1993, la sua stampa ci permette così di accedere da una parte a un inedito di Eugène Canseliet, del tutto dedicato alla definizione dell'alchimia, e dall'altra a un dossier intitolato: "Fulcanelli, Fragments du Finis Gloriae Mundi" [Fulcanelli, Frammenti del Finis Gloriae Mundi].
Questo dossier è in parte ripreso dall'articolo di Jean Laplace apparso sul n° 31 di "La Tourbe des Philosophes" gia menzionato.
Ecco ciò che riguarda direttamente Julien Champagne.
"Apportiamo" inizia Jean Laplace, "nuove precisazioni a proposito di alcuni documenti del dossier che abbiamo esaminato a Savignies nel 1982, e di cui eccovi l'inventario...".
"Una grande foto del F.G.M. de Valdès Léal numérotée en bas 16975. Sul retro, indicazioni di Fulcanelli a Julien Champagne per il frontespizio della sua terza opera...".
"Un invito per la morte di Julien Champagne inumato il 29 agosto alle ore 9h 15...".
"Abbiamo conservato" egli continua, "una copia, a volte parziale, di alcuni di questi documenti, di modo che oggi possiamo precisare quanto segue...".
"La fotografia che deve servire da modello a Julien Champagne per il disegno del frontespizio della terza opera di Fulcanelli, reca sul dorso una nota manoscritta che precisa che la parte arrotondata del quadro dovrà essere sfruttata per introdurre, da una parte le piramidi d'Egitto ricoperte dalle acque con la parola greca CHTHES iscritte in un filatterio, dall'altra le stessa piramidi in un paesaggio calcinato con la parola AYRION".
Per concludere - provvisoriamente, spero - non dobbiamo dimenticare che Jean Laplace è anche l'autore di un'opera che abbiamo ancora recentemente utilizzato: l'Index Canseliet (Pauvert o Suger, 1986). Germanizzando, è anche a parer mio l'autore principale della pubblicazione in tedesco del Mutus Liber commentato da Eugène Canseliet (Weber, Amsterdam, 1991), e delle edizioni tedesche dei libri di Fulcanelli (Mysterium der Kathedralen, Oriflamme 2004, la pubblicazione integrale di Le Dimore Filosofali in tedesco è ancora, a questo stadio, in progetto).
Infine, senza voler essere completo, penso che l'opera maggiore di Jean resterà il suo studio sulla stufa alchemica di Winterthur (vicino a Zurigo, in Svizzera), pubblicato da Jean-Marc Savary in due edizioni, rilegate e poi in brossura (1992, e Liber Mirabilis, 2000).
La stufa elvetica di Winterthur è proprio una dimora filosofale, nota agli ermetici da ben più di un secolo.
La tavola X del principale libro di Jean Laplace, di cui allego una foto, può accessoriamente far parte alla tematica di insegne parlanti? A voi il giudizio.
ARCHER
[Taduzione di Massimo Cardellini]
LINK al post originale: