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20 febbraio 2011 7 20 /02 /febbraio /2011 08:00

"Champagne" di Geneviève Dubois


Giunti a questo stadio del blog, mi sembra giusto rendere omaggio esplicitamente al lavoro realizzato su Fulcanelli da Geneviève Dubois.

 
Il suo libro Fulcanelli dévoilé [Fulcanelli], apparso nel 1992 per le éditions Dervy, reca innanzitutto in copertina un ritratto di Julien Champagne, che è senza dubbio come già segnalato un autoritratto, e di cui ci si può chiedere dove esso si trovi attualmente.

 

La spiegazione di questa copertina è semplice, Dubois identifiva più o meno- a mio avviso in modo avventuroso- Champagne con Fulcanelli. Ma il solo fatto, significativo in se stesso, resta questo, ben presente: Julien Champagne funge da copertina di questi libro.

 

In seguito, e soprattutto, il libro di Geneviève comporta una "foltitudine" di informazioni e di documenti su Julien Champagne, su Eugène Canseliet, su Fulcanelli, ed in generale sul movimento esoterico francese del XX secolo, che ne fa un'opera di riferimento, una miniera nella quale, pur presentando alcune zone d'ombra o inesattezze, è accessibile per chiunque attingere per sbrogliare la matassa del "mistero Fulcanelli", o del "mistero Champagne".

 

È quanto motiva senza dubbio il successo di quest'opera, riapparsa nel 1996, e tradotta in diverse lingue, l'italiano innanzitutto (Mediterranee, 1996), e poi di recente l'inglese (Destiny Books, 2006).



Ne approfitto per segnalare che il libro di Patrick Rivière su Fulcanelli è anch'esso stato tradotto in inglese dalla Red Pill Press, nel 2006.

Julien Champagne figura anche in piena copertina  dell'edizione italiana del libro della Dubois, ma la sua presenza è ahimè ben più discreta sulla copertina dell'edizione americana.

 

Geneviève Dubois anima inoltre le éditions du Mercure  dauphinois,  a Grenoble, città alchemica distinta, a vi ha fatto pubblicare diverse opere interessanti, tra le quali un'opera collettiva intitolata: Ces hommes qui ont fait l'alchimie du XXème siècle [Gli uomini che hanno fatto l'alchimia del XX secolo], edito nel 1999.


Tra gli alchimisti del XX secolo, si ritroverà con piacere in questo libro, tradotto, in spagnolo dalla editrice Obelisco, nel 2002, diverse eminenti personalità,come Pierre Dujols e Antoine Jobert, il primo fu, come già sottolineato, un intimo di Julien Champagne, ed il secondo qualcuno che egli conobbe. Direi la stessa cosa per Henri Coton-Alvart.

 

E Champagne stesso, mi chiederete? Appare nel capitolo dedicato a Fulcanelli ed Eugène Canseliet.

Redatto da Geneviève Dubois (G. D., ô Grasset d'Orcet), questo capitolo comporta almeno un'indicazione precisa, che ho trovato significativa, e di cui cito la versione spagnola: "En 1917, Eugène Canseliet supera el bachillerato en lenguas clàsicas en Aix-en-Provence y luego regresa a Paris en compania de Fulcanelli. En esta época, en Paris, la Societad Teosofica cuenta entre sus miembros a Jean-Julien Champagne, el amigo de Fulcanelli, a quien Eugène Canseliet habia conocido también en Marsella, René Schwaller de Lubicz, Henri Coton-Alvart. Pierre Dujols, que escribia para Le Théosophe, habia de convertirse en el maestro de Henri Coton-Alvart. En 1919, todos se retiran de la Sociedad Teosofica para consagrarse a la creacion de un grupo que llevrarà por nombre Les Veilleurs."

Fulcanelli, amico di Champagne: si vede bene qui che l'indificazione di Dubois di Fulcanelli con Champagne est "fluttuante".

Inoltre, anche brevemente, sembra, se si deve credere a Geneviève, che Julien Champagne abbia aderito, come altri suoi amici e relazioni, alla Società Teosofica.

 

ARCHER

 

 

 

[Traduzione di Massimo Cardellini]

 

 

Post originale datato Sabato 13 maggio 2006

 

 

Champagne par Geneviève Dubois

 

 

© JULIEN CHAMPAGNE

 

 


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5 febbraio 2011 6 05 /02 /febbraio /2011 17:34

Cozione di Julien Champagne

 

 

 

 

Nell'edizione originale di Il Mistero delle Cattedrali, il medaglione della cattedrale di Amiens, intitolato La Coction Philosophique [La Cozione Filosofica], e disegnata da Julien Champagne, è l'oggetto della tavola XXIII.

Questo medaglione del portale del Salvatore, lo ritroveremo illustrato da una fotografia alla tavola XXXIV dell'edizione Pauvert del 1964.

 

 Fulcanelli non ha trascurato, nelle sue opere, di omaggiare le descrizioni ed interpretazioni dei suoi predecessori, quando si tratta di monumenti che ci propone di esaminare.

 

È così che a proposito della cattedrale di Amiens in generale, e di questo motivo in particolare, egli fa apertamente riferimento all'opera di Georges Durand, Monographie de l'église cathédrale d'Amiens (Picard, 1901).

E di citare il suo autore, che mostra attenzione per questo quadrilobo a una rappresentazione dell'apostasia: "È un personaggio dalla testa calva, imberbe e tonsurato, chierico o monaco, vestito di un saio sino a metà gamba, munito di un cappuccio... Gettando da un lato le sue braghe e le sue calzature, specie di semi stivali, sembra allontanarsi da una graziosa chiesa dalle finestre lunghe e strette, dal campanile cilindrico e dalla porta  sbalzo, visibile sullo sfondo".

 



La lezione di Fulcanelli è evidentemente ben differente: "La chiesa è piuttosto un atanor, ed il suo campanile elevato a dispetto delle regole più elementari dell'architettura, il forno segreto racchiudente l'uovo filosofale. Questo forno è provvisto di aperture attraverso le quali l'artigiano osserva le fasi del lavoro. Un dettaglio importante e ben caratteristico è stato dimenticato: vogliamo parlare della curvatura svuotata nel sottobasamento. Ora, è difficile ammettere che una chiesa possa essere costruita senza volte apparenti e sembra così poggiare su quattro piedi. Non è meno azzardato assimilare ad un indumento la massa sottile che l'artista indica con il dito. Queste ragioni ci hanno condotto a pensare che il motivo di Amiens riguardasse il simbolismo ermetico e rappresentava la cozione così come l'apparato necessario. L'alchimista indica con la mano destra, il sacco di carbone, e la mancanza delle sue calzature mostra bene sino a dove devono essere spinte la prudenza e la preoccupazione del silenzio in questa necessità nascosta".

 

Nel suo Le Dimore Filosofali, Fulcanelli preciserà inoltre, a proposito del grimorio del castello di Dampierre, il motivo per cui questa cozione debba essere qualificata come filosofica: "Non si tratta affatto in questo caso del fuoco delle cucine, dei nostri camini o degli altiforni...".

   


E nella sua interpretazione al Mutus Liber (Pauvert, 1967), Eugène Canseliet, da parte sua, tornerà su questa dialettica delle interpretazioni, classica ed ermetica, della simbologia ecclesiale: "Il nostro maestro, Fulcanelli, ha sovrabbondantemente provato che una grande parte della decorazione nelle chiese, dall'unile parrocchia sino alla più ricca cattedrale, non può che spiegarsi, in modo soddisfacente, dal solo punto di vista della religione o della morale. Molto spesso la scienza ermetica diventa il pretesto di composizioni allegoriche, come fu il caso, in particolare, per le Notre-Dame de Paris e di Amiens, di cui i piccoli bassirilievi, allineati e sovrapposti lungo il basamento, prima di Fulcanelli erano identificati con l'espressione singolare delle virtù e dei vizi.

 

A causa della sterile routine, che Bernard Champigneulle ha commesso a sua volta, nella classica introduzione di un magnifico albo, edito in grande formato".

 

Canseliet fa qui riferimento al libro Amiens, composto di fotografie di Jean Roubier, edito nel 1955 per le éditions du Cerf.

 

Non abbandoniamo la cattedrale di Amiens, la cui conservazione è come quella delle sue sorelle attualmente minacciata dall'incuria dei pubblici poteri, nazionali, regionali e locali, e da quella del clero, laicizzato ed ignaro, senza salutare un artista contemporaneo, amante di questi edifici pluricentenari, e che vi ha consacrato una serie di dipinti e di disegni, da cui è tratta l'opera qui sopra.


 

 




ARCHER

 

 

 

[Traduzione di Massimo Cardellini]

 

 

Post originale datato lunedi 8 maggio 2006

 

 

LINK al post originale:

Coction de Julien Champagne

 

 

 

© JULIEN CHAMPAGNE

 

 


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1 gennaio 2011 6 01 /01 /gennaio /2011 08:00



Da Nadar a Champagne

 

 


Perché questo superbo ritratto di Nadar di Carolus-Duran, realizzato nel 1896 e che fa parte oggi delle collezioni del Museo dell'aria e dello spazio?

Se Charles Duran (1837-1917), ritrattista rinomato sin dal 1869, ha dipinto quest'olio su tela, è perché il fotografo Félix Tournachon, alias Nadar (1820-1910) fu nel XIX secolo una delle celebrità di Parigi.

È così che nel 1854 egli produsse il suo Panthéon Nadar, una serie di più di 300 fotografie di celebrità del momento.

 

 Félix Tournachon trova anche posto in questo museo, perché fu anche un aerostiere affermato.

 

Nel 1858 produsse la prima fotografia aerea a bordo del suo pallone "Le Géant". Fondò la rivista "L'Aeronaute", e nel 1871, creò la prima compagnia di aerostieri dell'assedio di Parigi.

 

Genio poliedrico, caricaturista a volte, giornalista, novelliere, scrittore (di opposizione, naturalmente), fu anche collezionista e mecenate...

 

E sia, direte voi, ma quale rapporto preciso con Julien Champagne, anche se abbiamo visibilmente a che fare con due artisti inventori per giunta? Lo vedremo, ma innanzitutto, dovete sapere che i due uomini possono essere anche accostati l'uno all'altro da un'altra delle loro passioni comune, l'alchimia.

 

Perché Nadar - ciò è poco risaputo- ha scritto un trattato di alchimia. Ecco l'annuncio di un libraio sul nostro trattato, il cui prezzo, ahimè, si avvicina a quello delle edizioni originali dei Fulcanelli illustrati da Julien Champagne: "NADAR - LES DICTS & FAICTS DU CHIER CYRE GAMBETTE LE HUTIN en sa court. Chez l'auteur, 1881-82, 1 vol. in12 relié dos cuir, 43pp. Tirage limité à 300 exemplaires. N°93." 

 

Ed aggiunge: "Opera molto rara. Curioso libro di alchimia da classificare con quello di Hillel Erlanger: Voyage en kaleïdoscope.  L'autore scrive come sottotitolo: ESPOSTO DAL SIGNOR NADAR. ESTRATTORE DI QUINTESSENZA.

 

Il suo prologo non lascia alcun dubbio sul soggetto di cui tratta, eccone il contenuto: "Amico lettore, se sei ben avvertito e fragrante di buona pasta, leggerai questa cronaca cronicante di cui l'autore, sotto l'emblema di un folle, quello di un saggio, curioso di sapienza e fiorente di scienza filosofale. Non fermarti non respingere le asperità del linguaggio antico come i peti di un asino, bensì inforca i tuoi occhiali sull'orecchio sinistro per udire più chiaramente: spezza l'osso e troverai midolla da suggere. Amen. Nadar non è altri che il grande fotografo del XIX secolo che fu introdotto negli ambienti esoterici da Camille Flammarion".

 

Ecco la copertina di un altro libro molto raro di Nadar del 1883, e fa riferimento al primo menzionato:

 

 


Camille Flammarion, come direbbe Frédéric Courjeaud, ci avviciniamo a Fulcanelli, e dunque a Julien Champagne...

 

Nella sua opera molto ben scritta, Fulcanelli une identité révélée [Fulcanelli, un'identità rivelata], Claire Vigne, 1996, Courjeaud, che identifica Fulcanelli con Flammarion, non mi sembra tuttavia che egli pronunci il nome di Nadar.

 

Il padre di Camille fu tuttavia impiegato negli studi Tournanchon-Nadar, del fratelli del "grande Nadar".

 

Va bene, mi si dirà, ma ancora una volta che dire di Julien Champagne e della famiglia Nadar?  Apro dunque ora il libro di Richard Khaitzine, Fulcanelli et le cabaret du Chat Noir [Fulcanelli e il cabaret del Chat Noir], Ramuel, 1997, e leggo: "In un catalogo Nadar, dedica alla moda, sono inclusi due ritratti, il primo di Paul de Lesseps, e il secondo del suo fratello Bertand.

La notizia esatta che Bertrand aveva il genio della meccanica e che egli fabbricava una slitta a motore, che fu acquistata dallo zar di Russia".

 

Nel 1885, Nadar realizzò un ritratto di Ferdinand de Lesseps. Nel 1886, con suo figlio Paul (1856-1939), intervistava per conto del Journal illustré il centenario Eugène Chevreul, che accolse un tempo il giovane Fulcanelli.

Paul, di cui un ritratto compare qui sotto, sarà considerato più tardi come il padre del fotogiornalismo; ma dove ho letto che egli lavorò come Julien Champagne per conto della famiglia Lesseps?


Ma semplicemente nello stesso libro di Richard Khaitzine che ho appena menzionato:

"Il figlio di Nadar fuil segretario di Charles de Lesseps".


 
ARCHER

 

 

[Traduzione di Massimo Cardellini]

 

 

Post originale datato domenica 7 maggio 2006

 

 

LINK al post originale:

De Nadar a Champagne

 

© JULIEN CHAMPAGNE

 


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14 dicembre 2010 2 14 /12 /dicembre /2010 09:50

Julien alla Merella

 

 

 

 

Di ritorno a Bourges, davanti all'hotel Jacques Coeur, eccoci di fronte alla Mérelle di Compostella, ed alla tavola XXVIII dell'edizione originale di I Misteri delle Cattedrali, che costituisce senza dubbio uno dei capolavori, questa volta firmato , di Julien Campagne.

 

Nella sua opera, Fulcanelli commenta molto succintamente questo motivo: "La Mérelle di Compostella, sulla quale avremmo molte cose da dire, serve, nella simbolica segreta, a designare il principio Mercurio, chiamato anche Viaggiatore o Pellegrino. Essa è portata misticamente da tutti coloro che intraprendono il lavoro e cercano di ottenere la stessa (compos stella). Nulla di sorprendente, allora, che Jacques Coeur abbia fatto riprodurre, all'ingresso del suo palazzo, l'icona peregrini così popolare presso i soffiatori del Medioevo".


 

A proposito dei cassoni dell'hotel Lallemant, nella stessa città, precisa semplicemente, nello stesso libro: "Un'ampia conchiglia, la nostra merella...". C'è qui visibilmente un'allusione alla conchiglia san Giacomo, cara a Jacques Coeur, per delle ragioni evidenti. Fulcanelli, nelle sue Le Dimore Filosofali, ritornerà sulle "conchiglie del genere pegno, o merelle di Compostella". 

 

A proposito dell'iniziato Louis d'Estissac, già menzionato, insiste di nuovo sulle materie iniziali, di cui una "acquea e fredda, sostanza passiva (è) rappresentata sotto l'aspetto di una conchiglia marina, che i filosofi chiamano merella, madre della luce". 



Esistono pochi ritratti di Jacques Coeur. So che Joëlle Oldenbourg, ne cerca uno che sarebbe autentico. al di sopra della conchiglia san Giacomo che abbiamno appena comemntato seguendo Fulcanelli, eccone uno, scolpito nella pietra. Colui che figura qui sotto lo è forse di meno.



   



ARCHER

 

 

 

[Traduzione di Massimo Cardellini]

 

 

Data del post originale: sabato 6 maggio 2006

 

 

 

LINK al post originale:

Julien Champagne à la Mérelle

 

 

 

© JULIEN CHAMPAGNE

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1 dicembre 2010 3 01 /12 /dicembre /2010 09:00


Champagne all'ombra di Robert Ambelain


Ho esitato ad adottare un titolo diverso, "Robert Ambelain all'ombra di Champagne", ma mi sembra mi sembra veramente che l'ombra sia davvero dalla parte di Ambelain.

Il mio proposito non è di trattare dell'abbondante opera di questo prolifico autore, nato nel 1907 e deceduto nel 1997, ma di tornare ora alla mia indagine, più volte annunciata, concernente "il dossier Fulcanelli" (Cahiers de la revue La tour saint Jacques, del 1962).

Credo infatti che questa inchiesta sia soggetta a cauzione, o almeno debba essere posta in prospettiva.

In uno dei miei post precedenti, dedicati a Jean Schemit, Ho ricordato la visita di Ambelain al primo editore di Julien Champagne.  Questa visita aveva come scopo sollecitare l'autorizzazione di Schemit alla pubblicazione nel libro di Ambelain ddi un'incisione di Julien, presente nell'edizione originale di Il Mistero delle Cattedrali.

Questa incisione è riprodotta qui sotto, e rappresenta la Vergine nera di Marsiglia che abbiamo già affrontato in precedenza.

Essa è rappresentata in un'opera di gioventù che Ambelain scrisse nel 1937, a trent'anni, e che fu pubblicata nel 1939: Dans l'ombre des cathédrales [All'ombra delle cattedrali].

ambelain.jpg
Robert Ambelain intitola questa stampa "la vergine nera cristiana", probabilmente in riferimento alle Isidi di origine pagana. Ad ogni modo, il modello è lo stesso di quello di Il Mistero delle Cattedrali, come si può verificare qui sotto:

 


E sia quel che sia, si tratta senz'altro di un'incisione di Julien Champagne che è stata ripubblicata più di recente.

Ho già detto che Ambelain aveva dedicato Dans l'ombre des cathédrales [All'ombra delle cattedrali] a Fulcanelli. Ecco il testo di questa dedica: "Alla memoria di Fulcanelli artigiano della Grande Opera, Filosofo  del Fuoco, i cui meravigliosi insegnamenti ci hanno permesso quest'imperfetto abbozzo di Esoterismo Ermetico".

Ed infatti, nella sua opera, l'autore moltiplica le citazioni del Maestro, sempre approvatrici, anche se si difende di aver scritto un libro di alchimia; Ambelain preferisce, infatti, la magia all'alchimia, e cita anche gli articoli del suo amico Jules Boucher (J.B.) apparsi alcuni mesi prima nella rivista "Consolation".


Ma ecco cosa importa soprattutto, secondo me; è il modo in cui nel suo libro Ambelain presenta la "Vergine madre": "La Vergine Nera di Saint-Victor, di Marsiglia, illustrante la presente opera, è quella del disegno originale di Jean-Julien Champagne, l'erudito illustratore di Il Mistero delle Cattedrali. È grazie alla benemerenza del signor Jean Schemit, l'editore delle due opere di Fulcanelli, che ce ne diede l'autorizzazione, che possiamo riprodurla qui".

La mia conclusione è semplice: nel 1937, e contrariamente alle sue affermazioni del 1962, Ambelain distingue bene tra Fulcanelli l'autore e Champagne l'illustratore. Per lui, a quest'epoca, Julien Champagne non è Fulcanelli, e l'identificazione tra le due persone sarà l'oggetto di una costruzione successiva.
 



Nell'edizione Bussière del 2001, che ancora una volta è "anastatica", Ambelain, che vediamo qui sopra in una fotografia del 1988, si contraddice dunque senza aver smentito le sue affermazioni del 1962.

Un'ultima parola forse, sulla prefazione di Gérard Kloppel che apre questa riedizione: essa contiene a mio parere una contro-verità, quando il prefatore afferma che nel 1939 le opere di Fulcanelli si compravano a peso d'oro. Abbiamo già visto che è falso, almeno sino al 1945.

Ciò che è vero in seguito, ed anche ai nostri giorni, è che le edizioni originali di questi libri sono molto costose, e costituiscono un buon indice del valore e di Fulcanelli e di Julien Champagne.
A titolo indicativo dunque, bisogna attualmente contare quasi mille euro per procurarsi l'edizione Schemit di Le Dimore Filosofali, e più di mille per quella di Il Mistero delle Cattedrali.

La riedizione Omnium Littéraire è un po' più accessibile e le riedizione Pauvert ancor più, ma queste ultime non comprendono la maggior parte delle illustrazioni di Julien Champagne, che sono sostituite con delle fotografie.

ARCHER

[Traduzione di Massimo Cardellini]

Post originale giovedì 4 maggio 2006

Link al post opriginale:

 

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11 novembre 2010 4 11 /11 /novembre /2010 16:32

 

 

 

Julien Champagne delle colombe


Torniamo a Notre Dame de Paris, al portale della Vergine. La tavola dell'edizione originale di I Misteri delle Cattedrali di Fulcanelli, non firmata da Julien Champagne, è intitolata: Il Cane e le Colombe, e reca il numero XVI. Quella dell'edizione Pauvert, anch'essa riprodotta, il numero XXVII.

"Se lasciando il timpano", ci spiega Fulcanelli, "abbassiamo lo sguardo verso la parte sinistra del basamento, diviso in cinque nicchie, noteremo tra l'estradosso di ogni arcata delle strane figurine. Ecco, andando dall'esterno verso il piedritto, il cane e due colombe, che incontriamo descritti nell'animazione del mercurio esaltato; questo cane di Corascena , di cui parlano Artefio e Filalete, che bisogna sapere separare dal compost allo stato di polvere nera, e queste colombe di Diana, altro enigma disperato, sotto il quale la spiritualizzazione e la sublimazione del mercurio filosofico sono nascosti".

 



In Le Dimore Filosofali, Fulcanelli ritornerà sul cane di Corascena o Khirassan, o zolfo, che trae il suo appellativo dal nome greco Korax, equivalente di Corvo.

 

Allo stesso modo, puntualizzerà a proposito delle colombe di Diana che si possono considerare come due parti del mercurio dissolvente, - le due punte della luna crescente,- contro una di Venere, la quale deve reggere strettamente abbracciate le sue colombe favorite.

   

 Eugène Canseliet, discepolo unico di Fulcanelli sino a prova contraria, si dedicherà da parte sua a precisare anche il senso di questi enigmi.

 

Nei suoi Due Luoghi Alchemici, sostiene che il vocabolo Khorassan indica l'origine di quest'anima metallica, effettivamente estratta dalla parte tenebrosa che gli alchimisti designano egualmente con l'espressione testa di corvo: "Quest'ultima, sporca, nera e puzzolente, può essere considerata come una deiezione del mercurio filosofale".

 

In quanto al mistero delle colombe di Diana, vi ritorna nella sua raccolta Alchimia: "Senza calore sufficiente..., il mercurio dei filosofi, solido a temperatura ordinaria, non si liquefano  nella sua convessità, né- il fuoco spinto al calor bianco- darebbe, come vapori condensati, gli aironi reali e tremanti, i suoi cristalli tenui e candidi, che Filalete da parte sua, seduce con il piumaggio immacolato, chiamò molto pertinentemente le colombe di Diana".

 

Ci ritroviamo dunque qui introdotti di colpo, grazie a Fulcanelli, Julien Champagne e Eugène Canseliet, al fascino discreto, ma singolare e ben reale, del bestiario alchemico.



 


ARCHER

 

 

 

[Traduzione di Massimo Cardellini]

 

 

Post originale datato mercoledì 3 maggio 2006 

 

 

LINK al post originale:

lJulien Champagne aux colombes

 

 

© JULIEN CHAMPAGNE

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24 ottobre 2010 7 24 /10 /ottobre /2010 15:08


Jean Schemit editore di Champagne


 


Dopo aver reso giustizia agli sposi Lavritch dell'Omnium Littéraire, due editori di Fulcanelli e dunque di Champagne, è ora di occuparci del primo, Jean Schemit (1868-1945).

 

All'età di quindici anni, iniziò a lavorare per il libraio Honoré Champion (1846-1913), la cui casa sempre attiva ai nostri giorni fu fondata nel 1874.

 

Vi apprese il mestiere, e sin dal 1900 troviamo Jean Schemit insediatosi al suo posto. Riassumeremo il suo contributo personale, ma evidenziamo sin d'ora che il figlio di Honoré, Pierre Champion (1880-1942) era un distinto medievista e che il giovane Anatole France, che secondo Richard Khaitzine frequentava assiduamente la libreria familiare, fu il suo testimone matrimoniale.

Dopo aver avuto l'audacia di pubblicare i Fulcanelli illustrati da Champagne, di cui alcuni esemplari, ricordiamolo, rimanevano sempre disponibili allo stato di nuovo alla fine della seconda guerra mondiale, Jean Schemit fu e rimase in seguito, un eclettico, che potremmo ai nostri giorni qualificare come editore "culturale".

 

In fondo, egli non è molto distante da un Jean-Jacques Pauvert. Certo, ad imitazione di Pierre Champion giustamente, egli pubblicò le opere di Clément Marot nel testo di Robert Yve-Plessis (1911). Ma allo stesso modo Yve-Plessis seguirà nel 1925 la psicosi di François Villon.

E sin dal 1908 Jean Schemit produsse delle "Pagine scelte" di Maximilien de Robespierre...

 

Se si vuole del convenzionale schemitiano, senza giochi di parole, raccomanderei La dentelle de Valenciennes di Arthur Malotet (1927), da cui è tratta l'incisione riprodotta qui sotto.

Ma Jean Schemit pubblico anche, sin dal 1908, L'art profane à l'église, di Gustave-Joseph Witkowski, e dello stesso nel 1920 Les licences de l'art chrétien, di cui secondo Eugène Canseliet l' erotismo ma anche l'ermetismo lo colpirono egualmente.

Fulcanelli doveva inoltre citare queste opere all'interno delle sue.

 

Allo stesso modo, Jean Schemit  "fece uscire" nel 1910 Le genre fantastique et licencieux dans la sculpture flamande et wallonne , di Louis Maeterlinck.

 

Lo stesso anno, fece apparire inoltre, di Etienne Deville, Index du Mercure de France 1672-1832, molto apprezzato da Eugène Canseliet come libro di riferimento.

 

Prima di tornare a Julien Champagne, vorrei infine segnalare l'edizione di Jean Schemit, nel 1908 dell'opera di Francisque Pellegrin su La fleur de la science de pourtraicture (1530, ristampa anastatica), poi nel 1933, del libro di Arnauld Doria, Le comte de Saint-Florentin, son peintre et son graveur, che non sono distanti dai nostri interessi, secondo me.

 

Nei Cahiers della rivista La Tour saint Jacques dedicati al dossier Fulcanelli nel 1962, Robert Ambelain afferma essere andato allora a far visita a Jean Schemit in occasione della pubblicazione del suo libro, d'altronde dedicato a Fulcanelli, Dans l'ombre des cathédrales (1939), per ottenerne un'autorizzazione relativa ad un'illustrazione.

 

Jean Schemit avrebbe allora dichiarato a Ambelain di aver incontrato Julien Champagne prima che Eugène Canseliet gli facesse visita, solo e poi in compagnia dell'illustratore dei Fulcaneli.

 

Colpito dal sapere di Champagne e dalla deferenza di Canseliet nei suoi confronti, Schemit ne concluse, secondo Ambelain, che "Champagne e Fulcanelli non erano che una sola cosa."

 

Nella sua risposta, Eugène Canseliet nega che Jean Schemit abbia mai incontrato Julien Champagne; nella sua edizione del Mutus Liber, Canseliet affermerà anche che Schemit non incontrerà mai Fulcanelli... tra il 1925 ed il 1930, il che non significa che, aggiungiamo, che egli pensi che Schemit non abbia mai visto Fulcanelli o saputo chi egli fosse.

E Eugène aggiunge: "Io sono il solo nominato negli accordi, da me unicamente presi e firmati con Jean Schemit."


Ricordiamo di sfuggita che Jean Schemit non fu il primo editore contattato da Eugène Canseliet per l'edizione originale iniziale; quest'ultima fu infatti, in un primo tempo, rifiutata da Emile Nourry (pseudonimo Pierre Saintyves).

Nel 1944, Canseliet andò a presentare a Schemit il suo primo libro, Deux Logis Alchimiques [Due luoghi alchemici], che malato, il nostro editore decise tuttavia di pubblicare presto; l'apparizione di quest'opera, di cui riproduciamo la copertina, avviene l'anno stesso della sua morte.

 

Di quest'opera conserverà una copia nella sua biblioteca personale, munita di questa dedica: "Al fratello in Ermete questo libro, che può servire da complemento prezioso ai due Fulcanelli".

 

Questa biblioteca piamente salvaguradata per anni dalla Signora J. Schemit non venne dispersa che nel 1964. Il catalogo di questa vendita, di cui abbiamo qui sotto l'illustrazione, che cronologicamente per lo meno potrebbe essere stato realizzato da Julien Champagne, e di cui riproduciamo anche il risguardo, recante una prefazione di Eugène Canseliet.


Canseliet si ricorda in particolare il momento in cui Jean Schemit scoprì il manoscritto ed i disegni di Julien Champagne, e alla stessa occasione anche Le Mystère des Cathédrales: "Opera il cui frontespizio, immediatamente ammirato nell'emozione intensa, non contribuì poco ad affermare il suo progetto, accarrezzato da molto tempo, di quel viaggio in Egitto, che egli doveva compiere, dieci anni dopo, nell'entusiasmo illimitato, e di cui conservò il ricordo imperituro e sempre incantato", cara Joëlle Oldenbourg.

Nella riedizione dei suoi Deux Logis da parte dell'editore Pauvert, nel 1979, Eugène Canseliet riporta, con fervore e ironia, gli ossequi ai quali assietette del primo editore di Julien Champagne e di Fulcanelli: "Era un temp, davanti alla morte, il rispetto reccolto dell'ultimo omaggio, che sono oggi stati soppressi da una società francese, già vent'anni fa, socialmente "evoluta" e convertita alla vera grandezza".

 

Al cimitero di Montparnasse, la sepolture di Jean Schemit è vicina a quella di Pierre Champion, ed è situata a qualche passo in cui riposa Guy de Maupassant, che egli stimava molto ed all acui sepoltura aveva assistito.





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[Traduzione di Massimo Cardellini] 

 

 

Post originale datato domenica 30 aprile 2006 

 

LINK al post originale:

 

 

 

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3 ottobre 2010 7 03 /10 /ottobre /2010 19:28






Julien Champagne e la rugiada dal cielo

Eccoci di ritorno ad Amiens. La rugiada è il tema della tavola XXVI dell'edizione originale di Il Mistero delle Cattedralidi Fulcanelli, illustrato da Julien Champagne e mi è sembrato che l'occasione fosse idonea anche per confrontare il disegno del nostro "Hubert" alla foto corrispondente e posteriore di Pierre Jahan (tavola XXXVII), da cui provengono le due illustrazioni di questo post.
  
Un alchimista amici di Provenza mi ha spiegato telefonicamente che la raccolta della rugiada è stata deludente quest'anno in Ariete, spero per lui e per i suoi fratelli che dopo i "santi di ghiaccio" sarà abbondante in Leone.


Ma cominciamo con il ricordare e la descrizione ed il commento di Fulcanelli su questi motivi:

"Il maestro anonimo che scolpì i medaglioni del portico della Vergine-Madre ha molto curiosamente interpretato la condensazione  dello spirito universale; un Adepto contempla il flusso della rugiada celeste che cade su una massa che molti autori hanno scambiato  per un vello. Senza infirmare quest'opinione, è del tutto verosimile di sospettarvi un corpo diverso, come il minerale designato con il nome di Magnesia o Amianto filosofico. Faremo notare che quest'acqua non cade altrove se non sul soggetto considerato, il che conferma l'espressione di una virtù attrattiva nascosta in questo corpo, e che non sarebbe senza importanza di cercare a stabilire".

  

Questa rugiada celeste è forse semplicemente la rugiada d'aprile o di maggio? Non sembra, se dobbiamo credere a Eugène Canseliet, che preciserà nel 1945 e poi nel 1979 nei suo Due Luoghi Alchemici [Deux Logis Alchimiques]:

 

 

"La terra alchemica, infatti, se deve essere abbondantemente irrorata, ne diventerà feconda, se non dopo essere stata copiosamente imbevuta con lo spirito astrale e umido che gli autori chiamano rugiada celeste. Molti si ingannano sul reale significato di questa manna, e non esitano ad effettuare, senza stare attenti al carattere di similitudine, l'operazione banale mostrata nella quarta tavola del Mutus Liber."

In quest'ultimo libro, lo stesso Canseliet ci ha dato nel 1967 una sua superba edizione, in cui loda in particolare il medico ginevrino Jean-Jacques Manget, il suo predecessore su questo argomento, per aver scritto in modo certamente sibillino:

 

"Lo spirito della rugiada di maggio è preparato nel seguente modo. Prendi una quantità sufficiente di rugiada o di pioggia di maggio, oppure di neve che, raccolte, siano di marzo o dell'inizio di aprile e distilla il loro spirito in modo ordinario. piritus roris maialis paratur sequenti modo. Recipe roris aut pluviae maialis, aut itidem nivis exeunt Martio aut ineunte Aprili collectae q.s. ex iisque modô ordinariô spiritum destilla."

Ppoiché siamo ad Amiens menzioniamo infine dello stesso Canseliet, questa volta nel suo Alchimie expliquée sur ses textes classiques (1972), la relazione fatta da un esperimento durante il XVIII secolo da un medico di Amiens chiamato Gosset.

Gosset fu profondamente impressionato dalla frase che aveva letto nel volume di Van Helmont, e che egli riprosse nel suo: "Arte didici rorem saccharo esse divitem & multis morbis opitulantem", e cioè: "Attraverso l'arte, ho appreso che la rugiada è ricca in succo ed è rimedio per numerose malattie".

 


Viva dunque il latino, lingua viva e non morta, come d'altronde il greco antico e di sempre.

 



ARCHER

 
 
  
[Traduzione di Massimo Cardellini]
 
 
Post originale datato Domenica 30 aprile 2006
 
 
 
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© JULIEN CHAMPAGNE 

 

 

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18 settembre 2010 6 18 /09 /settembre /2010 12:26


Ricopertura di Champagne
 

 

 

 


"Cosa promessa, cosa dovuta"; è quel che ripetono oncessantemente- e non fanno- il che non porterà loro fortuna, i nostri attuali uomini politici e... donne pubbliche.

 

Ecco dunque la copertina annunciata dell'edizione originale di Le Dimore Filosofali di Fulcanelli, di cui abbiamo già dato l'equivalente per quel che riguarda Il Mistero delle Cattedrali.

 

Quest'ultima è, ricordiamolo, apparsa nel 1926; Le Dimore Filosofali è seguita nel 1930. In entrambi i casi le tirature sono state modeste (sembra tra i 300 e 500 esemplari rispettivamente).

 

Ciò spiega la rarità di queste opere, e seguendo il ben noto detto e diventato celebre dall'elaborazione del sillogismo di Buridano, il loro alto costo.

 

Vediamo di nuovo che il nome di Julien Champagne figura ad un buon posto, quello di Eugène Canseliet questa volta essendo scritto in modo più completo.

 

Come già detto, e dimostrato, sarà praticamente la stessa cosa durante la riedizione di Le Dimore Filosofali trenta anni dopo (Omnium Littéraire, 1960).

 

 

Non sarà più il caso della terza edizione (Pauvert, 1965), le tavole di Julien Champagne essendovi sostituite con delle riproduzioni fotografiche corrispondenti; mi riferisco qui di nuovo all'eccellente "Index Fulcanelli" di B. Allieu e B. Lonzième.

 

Nel 1973, Jean-Jacques Pauvert farà apparire una riedizione in formato ridotto, la cui pagina del titolo, riprodotta qui sotto, differisce dalla copertina; essa riprende infatti quella dell'edizione precedente, in nero e rosso, con la menzione "disegni di Julien Champagne e fotografie nuove".

 

Infatti, non c'è cambiamento notevole, eccetto la ripresa delle tavole di Julien Champagne per le illustrazioni del castello di Dampierre-sur-Boutonne ed una modifica del testo a proposito del Cavaliere dell'Apocalisse (abbiamo già trattati di quest'ultimo e successivamente torneremo sopra il primo).

 

 


Se ne può trarre la conclusione che gisutifica il mio titolo: Julien Champagne si è così trovato eliminato, quasi del tutto, dalle riedizioni di Le Dimore Filosofali così come da Il Mistero delle Cattedrali; la sua "ricopertura" è come un simbolo; mi sembra richiamare una riscoperta, anche se sarebbe probabilmente eccessivo scrivere che la sua opera è stata così occultata.

 

È tuttavia uno degli scopi di questo blog, di incitare ad un ritorno all'autenticità iniziale, ed ecco perché potrebbe intitolarsi: Julien Champagne rivelato o svelato.

Non lasciamo per questa volta l'edizione originale dei due testi di Fulcanelli da parte di Jean Schemit, senza menzionare che sia Il Mistero delle Cattedrali sia Le Dimore Filosofali sono stati stampati entrambi, se si deve credere al colophon, da P. Daupeley-Gouverneur, a Nogent-le-Rotrou.

 

Sembra che questa tipografia, che ha utilizzato le tavole originali o delle copie della tavole di Julien Champoagne, abbia cessato le sue attività alla fine del XX secolo.

 

 

 

 

 

ARCHER

 

 

[Traduzione di Massimo Cardellini]

 

 

Post originale datato giovedì 28 aprile 2006

 

 

LINK al post originale:

Découverture de Julien Champagne

 

 

© JULIEN CHAMPAGNE 

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31 agosto 2010 2 31 /08 /agosto /2010 08:00



Julien Champagne e san Marcello


La tavola XIX dell'edizione originale di Il Mistero delle Cattedrali di Fulcanelli, disegnata come si deve da Julien Champagne, presenta a più di un titolo un interesse particolare.

  

 

Essa rappresenta uno zoccolo del pilastro san Marcello (saint Marcel) del portale sant'Anna (sainte Anne) di Notre-Dame di Parigi, essa è non soltanto firmata dall'artista, ma il disegno reca esplicitamente la menzione dell'origine del monumento.

 

Vedremo a suo tempo per quali ragioni precise.

 

Per il momento, vi propongo di concentrarci sulla titolazione di questa tavola, che è sicuramente alchemica: il Mercurio Filosofico e la Grande opera. E ascoltiamo in un primo tempo la descrizione del pilastro, visto da Fulcanelli:


"Si tratta di un'alta e nobile statua di san Marcello, dal capo mitrato, sormontato da un baldacchino con torrette e sprovvisto, secondo noi di ogni significato segreto. Il vescovo si regge in piedi su un cubo oblungo finemente scavato, ornato da quattro colonnette e da un ammirevole drago bizantino, il tutto retto da uno zoccolo bordato da un fregio e che collega al basamento una sagomatura a tallone rovesciato. Cubo e zoccolo hanno, essi soltanto, un reale valore ermetico".

 

Ecco ciò che spiega, secondo noi, il fatto che Julien Champagne non abbia disegnato che una parte del monumento dedicato a san Marcello. Ma, qual è il suo significato esoterico? Ritorniamo dunque alla glossa fulcanelliana, per cercare di estrarne il "midollo sostantifico", cara a François Rabelais:

 

"Sullo zoccolo cubico noterete, sul lato destro, due bisanti in rilievo, massicci e circolari; sono le materie o nature metaliche, - soggetto e dissolvente, - con le quali si deve far cominciare l'Opera. Sulla faccia principale, queste sostanze, modificate dalle operazioni preliminari, non sono più rappresentate con la forma di dischi, ma come delle rosette dai petali saldati... Sul lato sinistro, i bisanti, diventati rosette, manifestano questa volta la forma di fiori decorativi a petali saldati, ma a calice apparente... La forma grafica del calice indica che le radici metalliche sono state aperte e sono disposte a manifestare il loro principio semonale...".

 

Abbrevio qui volontariamente la spiegazione di Fulcanelli, per giungere al Mercurio:

 

"Dopo l'elevazione dei princìpi puri e colorati del composto filosofico, il residuo è pronto, sin da allora, a fornire il sale mercuriale, volatile e fusibile, ai quali i vecchi autori hanno spesso dato l'epiteto di drago babilonese". 

 

 


E precisamente, la storia di questo pilastro non manca di sale, Fulcanelli ci spiega che la sua esistenza è attestata, sin dal XVII secolo, attraverso le descrizioni di De Laborde e De Gobineau de Montluisant.

 

Ma aggiunge subito:

 

"Sfortunatamente, questo pilastro, così magnificamente decorato, è quasi nuovo: dodici lustri ci separano appena dal suo rifacimento, perché è stato rifatto... e modificato". È il pilastro attuale che è fotografato qui sopra.

 

Il pilastro originale è allora stato relegato al museo di Cluny, il che spiega che questo museo sia menzionato in basso alla tavola di Julien Champagne. Quest'ultimo ha infatti disegnato il pilastro "autentico", il solo dotato di un senso alchemico.

 

E Fulcanelli critica severamente Cambriel, alchimista del XIX secolo, per la sua descrizione erronea di questo pilastro. La storia non termina affatto qui, vi propongo per terminare un sunto di ciò che è un vero e proprio romanzo d'appendice per storici dell'arte: Durante il XX secolo, molti esoteristi, Grillot de Givry, poi Bernard Husson hanno di volta in volta difeso Cambriel e criticato Fulcanelli.

 

Il discepolo di quest'ultimo, Eugène Canseliet, ha, egli, sostenuto il suo Maestro nell'ultima edizione francese di I Misteri delle Cattedrali (Pauvert, 1964). Vi si troverà altre fotografie del "vero" san Marcello (tavola XXX di quest'ultima edizione).

 

E dov'è ora, il santo Marcello ermetico? Ebbene, ci spiega Canseliet, non è più al museo di Cluny, è tornato a Notre Dame: "L'effige ermetica è ora ospitata nella torre settentrinale della sua prima dimora".

 

Questo santo è decisamente una vera icona peregrini, il che dopotutto non è del tutto anormale in alchimia.

 

 

 



ARCHER

 

 

[Traduzione di Massimo Cardellini]

 

 

Post originale datato giovedì 27 aprile 2006

 

 

LINK al post originale:

Julien Champagne et saint Marcel

 

© JULIEN CHAMPAGNE 

 

 

 

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Presentazione

  • : Jean Julien Champagne ed il suo ambiente socio-culturale
  • : Divulgazione degli aspetti della vita, degli ambienti conosciuti, delle personalità frequentate e dell'arte di Jean Julien Champagne, uno dei membri dell'ambiente in cui operò Fulcanelli, il più celebre alchimista del XX secolo.
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