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30 maggio 2013 4 30 /05 /maggio /2013 07:00

Julien Champagne al Rebis

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Eccoci senza alcun dubbio davanti ad un enigma maggiore dell'alchimia, che ciò è proposto da questa credenza dell'oratorio o se si vuole della cappella di palazzo Lallement, a Bourges.

La tavola XXXV dell'edizione originale di I Misteri delle Cattedrali di Fulcanelli, disegnate e firmate da Julien Champagne, verrà più tardi fotografata per l'edizione Pauvert, in cui esssa reca il numero XLVI.

Ecco innnazitutto ciò che dice Fulcanelli di quest'opera molto strana e singolarmente rara: "Scavata nel muro, vicino alla finestra, una piccola credenza del secolo XVI attira lo sguardo sia per la bellezza della sua decorazione sia per il mistero di un enigma considerato come indecifrabile...

La nostra credenza reca tuttavia... l'impronta alchemica di cui non abbiamo fatto, in questa opera, che descrivere le particolarità.

Infatti, sui pilastri che supportano l'architrave di questo tempio in miniatura, scopriamo direttamente al di sotto dei capitelli gli emblemi gli emblemi dedicati al mercurio filosofale; la merella, conchiglia di san Giacomo o acquasantiera, sormontata dalle ali e dal tridente, attributo del dio marino Nettuno.

È sempre la stessa indicazione del principio acqueo e volatile. Il frontone è costituito da una larga conchiglia decorativa che serve da base a due delfini simmetrici legati nell'asse alla loro estremità.

Tre granate infiammate completano la decorazione di questa credenza simbolica. L'enigma in sé contiene due termini; RERE, RER, che sembrano non avere alcun senso e sono, entrambi, ripetuti tre volte sul fondo concavo della nicchia".

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E l'Adepto si dedica allora ad un erudito lavoro di elucidazione parziale: "Scopriamo già, grazie a questa semplice disposizione, un'indicazione preziosa, quella delle tre ripetizioni di una sola a stessa tecnica velata sotto la misteriosa espressione RERE, RER.

Ora, le tre granate ignee del frontone confermano questa tripla azione di un unico processo, e, poiché esse rappresentano il fuoco corporificato in quel sale rosso che è lo Zolfo filosofico, capiremo facilmente che si deve reiterare tre volte la calcinazione di questo corpo per realizzare le tre opere filosofiche, secondo la dottrina di Geber.

La prima operazione conduce dapprima allo Zolfo, o medicina del primo ordine; la seconda operazione, assolutamente simile alla prima, fornisce l'Elisir, o medicina del secondo ordine, è differente dallo Zolfo che in qualità e non per natura; infine, la terza operazione, eseguita come le due prime, dà la Pietra filosofale, medicina del terzo ordine, la quale contiene tutte le virtù, qualità e perfezioni dello Zolfo e dell'Elisir moltiplicati in potenza ed estensione...".

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Ma, prosegue Fulcanelli, come decifrare l'enigma delle parole prive di senso? In modo semplice, si risponde da sé: "RE, ablativo latino di res, significa la cosa, considerata nella sua materia; poiché la parola RERE è l'assemblaggio di RE, una cosa, e RE, un'altra cosa, tradurremo due cose in una, oppure una cosa doppia, e RERE equivarrà a RE BIS.

Aprite un dizionario ermetico, sfogliate non importa quale opera di alchimia e troverete che la parola REBIS, frequentemente impiegata dai Filosofi, caratterizza il loro compost, o composto pronto a subire le metamorfosi successive sotto l'influenza del fuoco.

Riassumiamo. RE, una materia secca, o filosofica; RE, una materia umida, mercurio filosofico; RERE o REBIS, una doppia materia, allo stesso tempo umida e secca, amalgama  d'oro e di mercurio filosofico, combinazione che ha ricevuto dalla natura e dall'arte una doppia proprietà occulta esattamente equilibrata.

Voremmo essere chiari anche nella spiegazione del secondo termine RER...RER serve a cuocere, ad unire radicalmente e indissolubilmente, a provocare le trasformazioni del compost RERE...
Cos'è dunque RER? - Abbiamo visto che RE significa una cosa, una materia; R, che è la metà di RE, significherà una metà della cosa, di materia.

RER equivale dunque ad una materia della metà di un'altra o della propria... Facciamo un esempio, e supponiamo che la materia rappresentata da RE dia il realgar o zolfo naturale d'arsenico. R, ;età di RE, potrà dunque essere lo zolfo del relagar o del suo arsenico, i quali sono simili, o diversi, a seconda che si consideri lo zolfo e l'arsenico separatamente o combinati nel realgar.

In tal modo che RER sarà ottenuto attraverso il realgar aumentato di zolfo, che è considerato come formante la metà del realgar, o dell'arsenico, considerato come l'altra metà nello stesso zolfo rosso.

Ancora qualche consiglio; cercate innanzitutto RER, e cioè il vascello. RERE vi sarà in seguito facilmente conoscibile".

Fulcanelli ci conferma qui, ciò che ha già spiegato alcune righe sopra, e cioè che queste tre lettere RER "contengono un segreto di un'importanza capitale, che si riferisce al vaso dell'Opera". Su questo tema del vaso, del vascello o dell'uovo filosofico, si può far riferimento al post Julien Champagne al matraccio.

 "Con il termine uovo" precisa Fulcanelli nel medesimo passaggio, "i Saggi intendono il loro composto, disposto nel proprio vaso, e pronto a subire le trasformazioni che il fuoco vi provocherà. In questo senso, positivamente un uovo, poiché il suo involucro, o il suo guscio, racchiude il rebis filosofale".

Nella sua edizione del "Mutus Liber" del 1967 per le edizioni Pauvert, Eugène Canseliet tornerà a lungo sull'enigma della credenza. Dopo aver affermato che il vascello segreto non è il contenitore, ma lo stesso contenuto, percisa: "Nell'uovo dei filosofi, coem in quello della gallina più precisamente, il guscio o contenitore, è formato allo stesso tempo dalle diverse sostanze o contenuto, che sono destinate allo sviluppo del nuovo individuo".

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[Traduzione di Massimo Cardellini]

 

LINK al post originale:

JULIEN CHAMPAGNE AU REBIS

 

© JULIEN CHAMPAGNE

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Presentazione

  • : Jean Julien Champagne ed il suo ambiente socio-culturale
  • : Divulgazione degli aspetti della vita, degli ambienti conosciuti, delle personalità frequentate e dell'arte di Jean Julien Champagne, uno dei membri dell'ambiente in cui operò Fulcanelli, il più celebre alchimista del XX secolo.
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