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25 agosto 2010 3 25 /08 /agosto /2010 16:35


Champagne contro Phileas Lebesque

 

 
 




Julien Champagne sembra non aver avuto alcuna relazione con Philéas Lebesgue (1869-1958), il poeta contadino di La Neuville Vault, la cui opera più nota ai nostri giorni resta  forse un saggio di una profondità certa: Mes Semailles [Le mie semenze].

Allora perché questo post? Il fatto è che Philéas fu in amico intimo degli alchimisti Eugène Canseliet e André Savoret, così come dell'esoterista Paul Le Cour, già menzionati, ed inoltre  del poeta lituano Mislosz, tra gli altri, e a cui François Beauvy, presidente dell'Associazione degli amici di Philéas Lebesgue, ha recentemente dedicato la sua tesi di dottorato in lettere: "Philéas Lebesgue et ses correspondants en France et dans le monde (Awen, 2004) [Philéas Lebesgue ed i suoi corrispondenti in Francia e nel mondo].

  

In questa tesi, che Walter Grosse, mi ha gentilmente segnalato, appaiono oltre a quelli di Le Cour, Canseliet e Savoret, i patronimici di Julien Champagne e di Fulcanelli. In effetti, sia Canseliet che Savoret e Le Cour hanno corrisposto con Lebesgue. Ecco cosa ricordo meglio da una prima lettura di quest'appassionante opera.

  

André Savoret sembra, se così posso dire "fuori gioco", se si tratta di Champagne. Amico e di Lebesgue e di Canseliet, è interrogayo dal primo su Fulcanelli, gli risponde inoltre, nel 1947, "non ho mai conosciuto Fulcanelli".

  

Le cour è secondo me il più interessante per quel che ci concerne. Nel 1928, la sua rivista "Atlantis", aveva presentato una critica di Il Mistero delle Cattedrali di Fulcanelli, pregatto da Eugène Canseliet ed illustrato da Julien Champagne, ed apparso due anni prima. Sin dal 1927, infatti, tuttavia, Le Cour scrive a Lebesgue che dovrebbe leggere l'opera, aggiungendo che "Fulcanelli (Champagne) sembrerebbe essere l'animatore del gruppo dei fratelli di Eliopoli".

  

François  Beauvy ne trae la conclusione che Champagne sia Fulcanelli, secondo la tesi oramai ben nota e probabilmente erronea; la mia deduzione è che a questo stadio Le Cour, che sarà ulteriormente persuaso dell'identità Fulcanelli-Canseliet, lo è di quella Fulcanelli-Champagne.

Su quest'ultimo, Beauvy aggiunge in modo egualmente contestabile a mio avviso che ha firmato le tavole dei Fulcanelli: Julien Champagne, allorché mi sembrerebbe più esatto scrivere che Julien le ha parafrasate  come sempre e con il ben noto: J. Champagne.

 

E Le Cour è, se così posso dire, stato recidivo nel 1934: egli afferma allora a Lebesgue che "l'autore di Il Mistero delle Cattedrali (pseudonimo Fulcanelli) è diventato abbonato di "Atlantis". Ricordiamo che Champagne è scomparso da sue anni. Canseliet comincia in questo momento a collaborare alla rivista di studi atlandidei.

 

E Canseliet mi chiederete giustamente? Ebbene, niente a che vedere con Champagne, ma ha scritto a Le Cour una lettera dalla Spagna datata 1953, menzionate alcune tappe del suo periplo: Salamanca e Madrid, e annunciante quelle di Cordova e di Siviglia (dove affermerà più tardi di aver incontrato Fulcanelli).



Non lasciamo Philéas Lebesgue, di cui due ritratti in due dimensioni sono riprodotti qui sopra, senza evidenziare l'omaggio resogli da uno scultore nato nel 1956, Jean Louis Gautherin:



E diamo per finire la parola a Philéas Lebesgue stesso, la cui poesia Le pont [Il ponte], tratto da Sur les pas du soleil [Sulle orme del sole], Jean-Renart, nel 1944, figura al n° 39 del 2005 del bollettino della società dei suoi amici, cordialmente comunicatomi da Francois Beauvy; eccone un breve estratto:

 



Il rivolo passa. Ha riflesso dei nidi di uccelli,

 

Degli alberi e dei fiori, delle case, dei volti

 

Che non rivedrà più. È il destino deu ruscelli

 

E dei fiumi. Così compio il mio viaggio...*

 

http://www.atlantis-site.com/asso/phileas_lebesgue.php?m04

 

 





 

 

* "Le flot passe. Il a reflété des nids d'oiseaux,
Des arbres et des fleurs, des maisons, des visages
Qu'il ne reverra plus. C'est le sort des ruisseaux
Et des fleuves. Ainsi je marche mon voyage..."

 

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[Traduzione di Massimo Cardellini]
 
Post originale datato Lunedì 24 aprile 2006
 
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© JULIEN CHAMPAGNE   
 
 
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14 agosto 2010 6 14 /08 /agosto /2010 08:00





Julien Champagne nella camera del tesoro


Eccoci ora di nuovo al palazzo Berruyer di Jacques Coeur, di cui abbiamo già intrapreso la visita in Champagne e Jacques Coeur.

Se sappiamo che il cantiere è stato sorvegliato a tamburo battente da Guillot Trépant e Jacquelin Culon, borghesi di Bourges, così come da Pierre Jobert, uno dei realizzatori, il nome dell'architetto dell'edificio ci resta sconosciuto.

 

Ci siamo già dedicati alla sua storia movimentata. Aggiungiamo che nel 1837, Prosper Mérimée, ispettore dei monumenti storici, venne a Bourges, così come il suo amico Stendhal. Mérimée si estasiò davanti alla casa di "un uomo il cui nome ricorda un'inquietante ingisutizia".

 

Deplorò anche la scomparsa dell'ornamento onterno del palazzo.

  

All'interno del maschio, tuttavia, la sala del terzo piano, chiuso da un'antica porta di ferro, presenta ad una delle sue ricadute della volta ad otto ogive una mensola scolpita di una strana scena: un passaggio del romanzo di Tristano, nel corso del quale Tristano, nel corso del quale Tristano ritrova Isotta in un giardino; l'acqua che vi scorre riflette il viso di re Marco, che si è nascosto su un albero dietro denuncia del suo nano Froncin, di modo che i due amanti osservano il più grande contegno.

 

Questo pezzo, chiamato sin dal XV secolo "camera dei cherubini" a causa, forse, del decoro scolpito sulle altre mensole, poi "camera dell'uscio di ferro", o camera del tesoro della casa di città", ospitò un tempo gli archivi municipali.

 

 


Fulcanelli descrive così la tavola XXIX dell'edizione del suo I Misteri delle cattedrali, come le altre dovute al talento di Julien Champagne: "È un grazioso gruppo, scolpito su una mensola che orna la camera detta del Tesoro. Ci assicurano che esso rappresenta l'incontro di Tristano e Isotta. Non contraddiremo, il soggetto non cambiando affatto, d'altronde, l'espressione simbolica che esso evidenzia. Il bel poema medievale fa parte del ciclo dei romanzi della Tavola rotonda, leggende ermetiche tradizionali rinnovate con miti greci. Si riguarda direttamente la trasmissione di conoscenze scientifiche antiche, sotto il velo di ingegnose storie popolarizzate dal genio dei nostri trovatori picardi. Al centro del motivo, un coffano cavo e cubico sporge ai piedi di un albero fitto il cui fogliame dissimula la testa coronata del re Marco. Da ogni lato appaiono Tristano di Léonois e Isotta, il primo indossante un cappuccio a cuscinetto la seconda una corona che regge con la mano destra. I nostri personaggi sono rappresentati nella foresta di Morois, su un tappeto di alte erbe e fiori e fissano entrambi i loro sguardi sulla misteriosa pietra cava che li separa".

  

 


Per l'alchimista adepto del XX secolo, l'interpretazione di questa scena è evidente: "Ritroviamo qui lo ieroglifico di fabbricazione del Leone verde... il solvente segreto... Questo solvente poco comune permetta la proiezione [réincrudation]  dell'oro naturale, il suo ammorbidimento ed il ritorno al suo primo stato sotto forma salina, friabile e molto fusibile. Si tratta qui del ringiovanimento del re, inizio di una fase evolutiva nuova, personificata, nel motivo che ci occupa, da Tristano, nipote di re Marco. Infatti, lo zio ed il nipote non sono, chimicamente parlando, che una stessa cosa, della stessa cosa e di un'origine simile... Così, vediamo evidenziarsi nettamente i profili di Tristano e della regina Isotta, mentre il vecchio re rimane nascosto tra le fronde dell'albero centrale, il quale scaturisce dalla pietra...  Notiamo anche che la regina è allo stesso tempo lo sposo del vecchio e del giovane eroe, allo scopo di mantenere la tradizione ermetica che fa del re, della regina e dell'amante la triade minerale della Grande Opera. Infine segnaliamo un dettaglio di qualche valore per l'analisi del simbolo. L'albero situato dietro Tristano è carico di frutti enormi, pere o fichi giganti, in tale abbondanza che il fogliame sparisce sotto la loro massa. Strana foresta, in verità, quella del Mort-Roi (Morto-Re), e quanto saremmo portati ad assimilarlo al favoloso e mirifico Giardino delle Esperidi".

  

È questa assimilazione che, crediamo, giustifica pienamente l'appellativo tradizionale della camera del Tesoro.



 


Nobilitato nel 1441, Jacques Coeur si scelse delle insegne eloquenti, cuore e conchiglie san Giacomo, con cui ha anche abbellito il suo palazzo. Ma queste conchiglie sono anche quelle della campana di compostella, sulla quale, speriamolo, ci sarà dato tornare.


 


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[Traduzione di Massimo Cardellini]

 

 

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Julien Champagne dans la chambre du trésor

 

 

Post originale datato domenica 23 aprile 2006

 

© JULIEN CHAMPAGNE

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5 agosto 2010 4 05 /08 /agosto /2010 16:28






Da Emmanuel Charles Bénézit a Champagne
  
 


Julien Champagne nel celebre dizionario del Bénézit, ecco ciò che tenderebbe a provare che ha raggiunto una certa quota e ad ogni modo che sia quotato e non messo da parte, come Mariano Ancon, "sconosciuto al battaglione"!

Approfittando di un fine settimana dedito allo studio e dei tesori inestimabili della biblioteca municipale di Tolosa, ho potuto assicurarmi, per quel che riguarda le edizioni 1976 e 1999 (ed ultima in francese) del celebre Dictionnaire des peintres, sculpteurs, dessinateurs [Dizionario dei pittori, scultori, disegnatori], edito attualmente da Gründ.

  

La menzione su Julien Champagne è sensibilmente identica nei due casi: "Champagne, Jean Julien. Nato nel 1877. Morto nel 1932 a Parigi. XX secolo. Francese. Pittore e disegnatore. Discepolo ed amico del misterioso Fulcanelli, si è specializzato nell'illustrazione dei suoi grandi trattati di alchimia: Il Mistero delle Cattedrali e Le dimore Filosofali.

  

Il Bénézit apparve per la prima volta nel 1911 e fu ripreso nel 1920 da Gründ; sarebbe interessante sapere quando Julien Champagne ha cominciato ad esservi menzionato.


La prima versione del Dictionnaire, dovuta ad Emmanuel Bénézit, fu realizzata con la collaborazione di suo figlio, Emmanuel Charles (1887-1975), il cui nonno era un amico intimo di Victor Hugo. Emmanuel Bénézit fu da parte sua legato a Camille Pissaro ed Alfred Sisley.

Emmanuel Charles fu anch'egli un pittore di talento, di cui possiamo vedere qui sotto un autoritratto del 1912 lui-même un peintre de talent, dont on peut voir ci-dessus un auto-portrait de 1912, e più sotto un altro all'età di circa 75 anni.

  

Vi propongo anche di lui questo casolare scozzese del 1911, che ci avvicina di nuovo nel tempo e nello spazio a Juien Champagne. Nello spirito, senz'altro, se devo credere a questa citazione di Emmanuel Charles Bénézit: "La mia vita è una festa continua degli occhi e dei sensi. Una gioia, un amore per tutte le cose che porto con me. Vedo cose che altri non sospettano nemmeno... Non è questa la felicità  e non debbo considerarmi un eletto?"


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 [Traduzione di Massimo Cardellini]

 

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D'Emmanuel Charle Bénézit à Champagne

 

 

Post originale datato Domenica 23 aprile 2006

 

 

© JULIEN CHAMPAGNE  

 

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24 luglio 2010 6 24 /07 /luglio /2010 19:24



Julien Champagne ed il libraio del meraviglioso 

 

 

 


 


 

  

La Librairie du Merveilleux fu frequentata da numerose personalità conosciute, soprattutto nel campo dell'esoterismo, come René Schwaller e Jules Boucher, che abbiamo già incontrati.

 

Nel 1880, quando Champagne era nato da poco, Pierre Dujols fu colpito da una malattia invalidante (poliartrite reunatoide) che doveva alla fine ucciderlo. Si sposò nel 1887. Vendette più tardi, secondo Genevève Dubois, la sua libreria ad un certo "père Lequesne" nel 1912. A partire dal 1911 la malattia di Dujols si era infatti aggravata e dovette allettarsi a partire dal 1921.

 

Secondo l'uso dell'epoca, i Dujols tenevano un salotto; la loro casa fu frequentata da numerosi esoterici, come Oswald Wirth, Paul Vulliaud e René Guénon, così come la cantante Emma Calvé, perché come Champagne, il nostro uomo adorava la musica. Dujols era anche in premurosa corrispondenza con Papus.

 

Fulcanelli in Le Dimore Filosofali qualifica Pierre Dujols come "erudito e sapiente filosofo", cioè alchimista, e cita di lui una Bibliographie générale des Sciences Occultes [Bibliografia delle Scienze Occulte] che sembra non essere mai stata pubblicata, se non sotto forma di cataloghi ai nostri giorni quasi introvabili.

 

 

 

 

Pierre Dujols era infatti convinto dell'interesse dell'alchimia non soltanto speculativa, ma anche pratica. Dubois riferisce la sua mordace risposta a Paul Le Cour su questo punto decisivo.

 L'erudito Pierre Dujols (1862-1926) e sua moglie furono senz'altro due amici intimi di Julien Champagne.

Apriamo quasta volta il Fulcanelli, qui suis-je? [Fulcanelli, chi sono?] di Patrick Rivière (Pardès, 2004):  "Appena terminati gli studi alle Belle Arti, nel 1900, Julien Champagne frequentò "la Librairie du Merveilleux", dove Pierre Dujols e sua moglie manifestarono una grande simpatia nei confronti del giovane".

Secondo Robert Ambelain, che stranamente scrive Dujol e non Dujols, Madame Dujols soprattutto, nata Charton (1868-1954), che aveva dono di veggente ed un forte pendente per l'ermetismo, prese Champagne particolarmente in simpatia; ma, aggiunge Geneviève Dubois, ruppe con lui ogni relazione alla morte del marito.

Proprietario della libreria, Dujols non ne fu il fondatore. Essa fu creata verso il 1888 da Lucien Chamuel che all'epoca era l'associato di Papus, che abbiamo menzionato a proposito di Felix Gaboriau.

Essa fu allo stesso tempo, un luogo di conferenze, ed una casa editrice. Fu in particolare all'origine delle riviste L'InitationLe Voile d'Isis. Essa editò anche un bollettino trimestrale, L'écho du merveilleux.

Papus vi pubblicò la sua Bibliographie raisonnée de la science occulte (1890). Sédir (Yvon Le Loup) vi si fece pubblicare per la prima volta.

La libreria fu rilevata da Pierre Dujols, associato ad uno dei fratelli 
Thomas, Alexandre, su cui torneremo.
 
L'aiuto in alchimia di Pierre Dujols, Louis o Lucien Faugeron, tentò di proseguire i suoi lavori di laboratorio dopo la sua morte, ma era privo delle conoscenze necessarie e Eugène Canseliet riporta nelle sue Alchimiques mémoires (nella rivista La Tourbe) che egli morì in miseria dopo il secondo conflitto mondiale nel 1947.

 

Un autre discepolo di Pierre Dujols sarebbe stato Georges Richer (Auriger), secondo Robert Amadou in Le feu du soleil.

Lo scritto principale di Pierre Dujols sembra essere la sua applicazione delle tavole di un celebre trattato francese di alchimia, il Mutus Liber, apparso presso Emile Nourry nel 1914 (Le livre d'images sans paroles). Esso è stato ristampato nel 1971 allo stesso tempo di Le triomphe hermétique de Limojon de Saint-Didier (E. P. Denoël), nella collezione Bibliotheca Hermetica diretta da René Alleau.

 

In uno dei suoi cataloghi del 1927, Nourry menziona una ristampa " a bassa tiratura" e a sue spese, che egli data al 1920.

 

Nei suoi Deux Logis Alchimiques [Due siti alchemici], Eugène Canseliet riproduce la dedica scritta nel 1920 da Pierre Dujols a Fulcanelli della sua introduzione al Mutus Liber:

Aperta agli ingegnosi,

E sigillata per gli idioti,

Ti offro questa lettura,

Per elucidarci.

 

Canseliet aggiunge, presso Walter Grosse, che "Fulcanelli nacque un quarto di secolo prima di Pierre Dujols." E nella sua nota bibliografica N°1 dell'aprile 1912, consacrato al Cours de Philosophie Hermétique di Louis François Cambriel, il libraio del meraviglioso stesso afferma: "È sempre attraverso vie misteriose che i veri eletti sono reclutati dall'Invisibile, come ne abbiamo prova presso uno dei nostri amici, vero adepto contemporaneo, che ha ottenuto dell'oro filosofale di cui possediamo un'interessante particella".

 

 

   
 
 
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[Traduzione di Massimo Cardellini]

 

 

Mercoledì 19 aprile 2006

 

 

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Julien Champagne et le libraire du merveilleux 

 

  

© JULIEN CHAMPAGNE

  
 
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29 giugno 2010 2 29 /06 /giugno /2010 09:00

  

 

Champagne di Lisieux

 

 

 

 

 


 

In Le Dimore filosofali di Fulcanelli, un intero capitolo è dedicato al maniero "della salamandra di Lisieux".

  

Molto conosciuta un tempo dagli abitanti di Lisieux, questa modesta dimora del XVI secolo, sita al numero 19 di rue aux Fèvres, precisa Fulcanelli, è di origine incerta ed ignota al grande pubblico.

 

Nella sua prefazione alla seconda edizione di Le Dimore Filosofali (omnium Littéraire, 1960), Eugène Canseliet rimpiange che questo maniero sia stato distrutto nel 1944.

 

Ma ecco che, ci dicono oggi, che il sito alchemico in questione non sarebbe stato ridotto in briciole durante i bombardamenti "liberatori" degli alleati alla fine della seconda guerra mondiale; sarebbe stato, verso il 1899 e poi nel 1912, dunque poco prima del primo conflitto mondiale, smontato pietra su pietra e spostato ad Etertat.

  

Ciò che è esatto, è che ai giorni nostri possiamo ritrovare a Etretat un hotel ristorante che somiglia alla dimora di Lisieux.

 

Una buona occasione, ad ogni modo , per i "disprezzatori" odiati da Frederich Nietzsche, di prendersela con Fulcanelli, Canseliet, Champagne.

 

Di fatto, chi ci dice che l'edificio di Etretat non sia una riproduzione pura e semplice di quella di Lisieux? Non è più realistico proporre che essa ne sia la copia esatta o quasi esatta?

 

 

 

  

 

 



 

 

 


Nei suoi Deux Logis Alchimiques [Due siti alchemici], Pauvert, 1979, Eugène Canseliet ritorna sull'argomento schizzato da Julien Champagne (Tavolo VII di Le Dimore Filosofali): La Salamandra  e la Scimmia sul melo (sul melo e non sull'arancio): "È evidente che la Natura gioisce della Natura, e che la Natura mantiene la Natura e che la Natura vince la Natura e la domina. Con questa sentenza, tutta l'opera è penetrata... È la spiegazione dell'antropiode, allo stesso tempo condotto e conduttore che, da parte sua, in questa stessa metà del XVI secolo, l'Adepto sconosciuto di Lisieux faceva scolpire, sul pilastro del suo maniero, cogleindo e mangiando le mele del Giardino chiuso delle Esperidi. Ahimè, cosa ne è stato di questo sito medievale, sotto i bombardamenti che distrussero, sul suolo di Francia, ciò che costituiva il meglio del patrimonio nazionale?"

  

  

 

 

E Fulcanelli in tutto ciò cosa c'entra, mi si dirà? Riprendiamo innanzitutto la sua descrizione del motivo trattato: "Sul pilastro mediano del pianoterra, il visitatore scopre un curioso bassorilievo. Una scimmia intenta a mangiare i frutti di un giovane melo appena più alto di lui". 

  

Ed ecco ora il commento di "un uomo per l'eternità", in riferimento a Tommaso Moro: "Davanti a questo soggetto, che traduce per l'iniziato la realizzazione perfetta, affronteremo l'Opera dalla fine. I fiori brillanti, i cui colori vivi e splendenti facevano la gioia del nostro artista, si sono sbiaditi e spenti gli uni dopo gli altri; i frutti hanno allora preso forma e, da verde che essi erano all'inizio, si offrono ora a lui dotati di una veste purpurea, indice sicuro della loro maturità e della loro eccellenza. È che l'alchimista, nel suo paziente lavoro, deve essere lo scrupoloso imitatore della natura, la scimmia della creazione, secondo l'espressione di numerosi maestri. Guidato dall'analogia, egli realizza in scala, con i suoi deboli mezzi ed in un campo ristretto, quanto dio fa in grande nell'universo cosmico".



 

 

 


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[Massimo Cardellini]

 

 

Lunedì 17 aprile 2006

 

 

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Champagne lexovien

 

 

 

 

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23 giugno 2010 3 23 /06 /giugno /2010 10:43




 

Julien Champagne e Serge Voronoff

 

 

 

 

 

  

 

 

 

È come Jules Boucher, un personaggio controverso quello di Serge Voronoff. L'abbiamo già incontrato quando abbiamo evocato una delle sue mogli, Louise Barbe, che fu forse una modella di Julien Champagne.
 
Abbiamo già infatti riportato quell'episodio in cui, secondo Geneviève Dubois, che essa stessa sembra affidarsi all'opinione di Robert Ambelain, Julien Champagne, per spegnere l agelosia del marito, la cui miglie aveva posato nuda, si sforzò di convincerlo della sua grande età, esibendo la carta di indentità di suo padre, Alphonce Hubert Champagne, nato nel 1853, carta che avrebbe truccato.
 
Nato infatti nel 1877, Julien Champagne, sempre secondo il libro "Fulcanelli", ne avrebbe approfittato per dichiarare al suo interlocutore che il suo aspetto giovanile, in quell'anno di grazia 1910 o circa, era dovuto alle sue ricerche sulla crisopea, altrimenti detta della pietra filosofale.
 
Affermazione che ha potuto, secondo noi, allo stesso tempo lasciare perplesso ma anche intrigare il "buon dottore" Voronoff.
 
Infatti, Serge Voronoff (1866-1951), di origini ebraiche russe e naturalizzato francese nel 1895, intraprese alla facoltà di medicina di Parigi degli studi che l'hanno fatto passare alla posterità per delle ragioni ben... particolari.
 
Negli anni venti, fu uno dei pionieri degli xenotrapianti, proponendo ai suoi pazienti di aggiungere loro dei testicoli di scimmia o di iniettò loro degli ormoni, per rigenerare le loro forze fisiche e le loro "capacità attenuate dall'età!".
 
È il Premio Nobel francese Alesis Carrel (1873-1944), medico premiato nel 1912, che lo avrebbe iniziato al trapianto degli organi. Lungi dall'essere riconosciuto come un pericoloso imbroglione, divenne, ci assicura Geneviève Dubois, direttore del laboratorio al Collège de France.
 
Scrisse diverse opere, tra cui Etude sur la vieillesse et le rajeunissement par la greffe [Studio sulla vecchiaia ed il ringiovanimento attraverso il trapianto], nel 1926; La conquète de la vie [La conquista della vita, nel 1928. Ne ispirò altri, come "The grafts" d'Emily Chesley, del 1927 e de Félicien Champsaur, "Nora, la guenon devenue femme" [Nora, la scimmia diventata donna], del 1929.

 

Per terminare, forse provvisoriamente, con Serge Voronoff, e per ritornare non lontani da Julien Champagne, notiamo che questo precursore dei doni d'organo ha esercitato i suoi talenti, che si contendeva una clientela agiata, in diverse località della regione parigina, e questo sino agli anni trenta almeno: una clinica privata ad Auteuil, la Villa Molière, l'ospedale Ambroise Paré di Neuilly, e... una clinca per partorienti in rue Montaigne.

 

Dopo la morte accidentale di Louise Barbe, egli si risposò; la sua seconda moglie, Marguerite Voronoff, era un'iniziata dell'ordine dei rosacroce dell'Alba d'oro di McGregor Mathers, e si interessò di alchimia, sino al suo decesso nel 1929.

 

È indubbiamente per la sua mediazione che Serge Voronoff sembra aver curato il poeta William Butler Yeats (1865-1939), una delle celebrità della Golden Dawn, ed autore di Rosa Alchemica.

 

 

 

Un sito creato di recente da uno dei pronipoti di Serge Voronoff ci permetterà senz'altro di saperne di più su questa personalità sconosciuta:

http://voronoff.wordpress.com/



 

 

 

 

 

 

 

 

 



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[Traduzione di Massimo Cardellini]
 
Post originale datato domenica 16 aprile 2006
 
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16 giugno 2010 3 16 /06 /giugno /2010 12:54




Champagne al portico centrale


 

 


 

Torniamo a Notre-Dame de Paris, ma lasciamo il portico del Salvatore, per affrontare il portico centrale, oggetto della tavola V di Il Mistero delle Cattedrali di Fulcanelli, illustrato da Julien Champagne.

 
I soggetti ermetici dello stilobate, spiega Fulcanelli, si sviluppano su due fila sovrapposte, a destra ed a sinistra del portico. La fila inferiore comporta dodici medaglioni e la fila superiore dodici figure. Quest'ultime rappresentano dei personaggi seduti su dei zoccoli decorati con scanalature a profilo a volte concavo a volte angolare e poste tra gli intercolunni di arcate trilobate. Tutte presentano dei dischi muniti di emblemi variegati aventi attinenza con i lavori alchemici. Se cominciamo dalla fila superiore, lato sinistro, il primo bassorileivo ci mostrerà l'immagine del corvo, simbolo del colore nero. La donna regge sulle sue ginocchia simbolizza la Putrefazione". 

 

 

 

 

 

Tale è infatti il titolo di questa parte della tavola considerata: "Portico centrale- Il Corvo - Putrefazione". E fulcanelli ci propone di fermarci un istante, in compagnia sua e di Julien Champagne, sullo geroglifico del Corvo: Esso esprime infatti, nella cottura del Rebis filosofale, il colore nero, prima parvenza della decomposizione consecutiva alla mistura perfetta delle materie dell'Uovo. È a dire dei Filosofi, il contrassegno certo del futuro successo, il segno evidente dell'esatta preparazione del compost. Il Corvo è, in qualche modo, il sigillo canonico dell'Opera, come l astella è il segno del soggetto iniziale.

  

Fulcanelli riporta un po' oltre nel suo libro che, principale figura del blasone ermetico, il corvo di Notre Dame aveva, in ogni tempo, esercitato un'attrazione molto viva sulla turba dei soffiatori.

 

 

 

 


Una vecchia leggenda lo designava come l'unico reperto di un sacro deposito. Si racconta, infatti, che Gugglielmo di Parigi, il quale, dice Victor Higo, è senz'altro stato dannato per aver attaccato un così infernale frontespizio al santo poema che canta eternamente il resto dell'edificio, avrebbe nascosto la pietar filosofale in uno dei pilastri dell'immensa navata. Ed il punto esatto di questa loggetta misteriosa si trovava precisamente determinata dall'angolo visuale del corvo.... Il secondo bassorilievo, prosegue Fulcanelli, ci offre l'effigie del Mercurio filosofico: un serpente attorcigliato sulla verga d'oro. Questa parte della tavola è in effetti intitolata: Il Mercurio Filosofico. Il serpente indica la natura incisiva e dissolvente del Mercurio, che assorbe avidamente lo zolfo metallico e lo trattiene così fortemente che la coesione non può essere ulteriormente vinta...

 

 

 


Questo rettile è il tipo di Mercurio nel suo primo stato, e la verga d'oro, lo zolfo corporeo che gli è aggiunto... Il corpo risultante, omogeneo e perfettamente preparato, conserva il nome di Mercurio filosofico e l'immagine del caduceo.

Ci è permesso osservare che ulteriormente il caduceo di Mercurio si raddoppiera?

 

 

 

 



 



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[Traduzione di Massimo Cardellini]

   

 

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CHAMPAGNE AU PORCHE CENTRAL

 

Post originale datato sabato 15 aprile 2006

 

   

© JULIEN CHAMPAGNE  

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29 maggio 2010 6 29 /05 /maggio /2010 08:45

 

 

 

 

Inattualità di Julien Champagne

 

  

 

  

 

 

 

 

  

 

  

 

 

 

  


In memoria questa volta di Frederich Nietzsche e delle sue Considerazioni inattuali, ecco un altro disegno di Julien Champagne, più vecchio, credo, di quello di Walter Grosse che abbiamo recentemente riprodotto, e che è, esso, datato del 1979.

 

È stato realizzato anch'esso a partire dall'acquarello di Eugène Canseliet (Canseliet dipinge Julien Champagne) ed il suo autore, che l'ha firmato KRJ, non è altri che Kenneth Rayner Johnson, l'autore della prima biografia in ingelse che sia stata dedicata a Fulcanelli.

 

Pubblicato nel 1980 a Jersy da Neville Spearman, non è stata tradotta in francese; lo è stata invece in spagnolo: El misterio Fulcanelli (Martinez Roca, Barcellona, 1981), edizione nella quale ritroviamo questo ritratto di Julien Champagne e di cui il risvolto di copertina contiene la seguente curiosa domanda: ?Està vivo Fulcanelli? Questa domanda è senza dubbio motivata dalla relazione che l'autore dà del famoso viaggio in Spagna di Eugène Canseliet, negli anni 50, nel corso del quale Canseliet avrebbe reincotrato Fulcanelli vivo, più che centenario eppure ringiovanito.

 

Nella sua opera, Kenneth Rayner Johnson sviluppa soprattutto, ed a lungo, la tesi di Robert Ambelain in La Tour Saint Jacques (dossier Fulcanelli: Fulcanelli, alias Julien Champagne). La preferisce visibilmente alla tesi inversa, difesa da Eugène Canseliet.

 

Su Julien Champagne, non porta che pochenotazioni personali, è rilevante tuttavia che Jules Boucher avrebbe detto a Robert Ambelain che Champagne aveve orrore dell'occultismo "della mano sinistra". cioè della magia nera, e lo avrebbe ferquentemente avvertito di rimanere estraneo ai gruppi che la praticavano.

 

KRJ commenta anche il suo disegno trovando una certa somiglianza tra il suo modello ed il giovane Salvador Dalì, il che è piuttosto adulante... per Dalì.

 

Egli menziona anche, sempre a proposito di Ambelain, la famosa slitta ad elica, precisando: "He was eventually presented to Nicholas II".

In conclusione, un libro interessante, malgrado la sua sinistra copertina, e che ha preceduta di una vemtina di anni la traduzione in inglese di un'altra biografia di Fulcanelli, quella di Geneviève Dubois, apparsa all'inizio del 2006: Fulcanelli and the alchemical revival, Destiny Books.

 

È vero che il libro di Dubois, apparso presso Dervy nel 1992, era già apparso in Italiano come Fulcanelli, edito dalle Edizioni Mediterranee nel 1996.

 

 

 

 

 


 


Non lasciamo Kenneth Rayner Johnson senza menzionare, infine, che sulla pagina del titolo interno egli non esita a trascrivere il nome di Fulcanelli utilizzando la scrittura stessa di Julien Champagne:



 
ARCHER

 

 

[Traduzione di Massimo Cardellini]

 

 

LINK al post originale:

INACTUALITE DE JULIEN CHAMPAGNE

 

Post originale datato sabato 15 aprile 2006

  

 

© JULIEN CHAMPAGNE

 

 

 

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13 maggio 2010 4 13 /05 /maggio /2010 13:22

  

  

  

 

 Champagne al portale del Giudizio

 

pl 4.champagne

 

 

 
Ritorniamo ora a Il Mistero delle Cattedrali di Fulcanelli ed alla sua edizione originale del 1926 presso Jean Schemit. La tavola IV dovuta ai disegni di Julien Champagne è intitolata Notre Dame de Paris- Portail du Jugement [Notre Dame di Parigi- Portale del Giudizio].

 

"Lo stilobato della facciata, che si sviluppa e si estende sotto i tre portici", ci spiega Fulcanelli, "è interamente consacrato alla scienza alchemica. Sulle facce laterali dei conrafforti che limitano il grande portale, troviamo, all'altezza dello sguardo, due piccoli bassorilievi incastrati ognuno in un'ogiva. Questi bassorilievi costituiscono i motivi della nostra tavola, che comprende due medaglioni, di cui il primo, quello del pilastro di sionistra, si chiama La Fontana misteriosa ai piedi della vecchia quercia".

 

Esso ci presenta, commenta Fulcanelli, la Fontana misteriosa che il Trevisano descrive nella Parabola finale del suo libro sulla Filosofia naturale dei metalli: "L'artista ha camminato a lungo; egli ha errato per le false vie e le strade dubbie; ma la sua gioia infine esplode! Il ruscello d'acqua viva scorre ai suoi piedi; scaturisce, gorgogliando, dalla vecchia quesrcia cava".

 

E Fulcanelli aggiunge, caritatevolmente, in note a pie di pagina: "Nota questa quercia" dice semplicemente Flamel nel Libro delle Figure Geroglifiche". E conclude: "Il nostro adepto ha conseguito lo scopo. Così, disdegnando l'arco e le frecce con le quali, sull'esempio di Cadmo, trafisse il drago, guarda ondeggiare la fonte limpida la cui virtù dissolvente e l'essenza volatile sono attestate da un uccello colocato sull'albero".

 

Di fronte al motivo scolpito traducente le proprietà e la natura dell'agente segreto, andiamo ora ad assietere, sul contrafforte opposto, alla cottura del compost filosofale. 

 

 

  

L'artista, questa volta, veglia sul prodotto del suo lavoro: "Rivestito dall'armatura, le gambe bardate di gambali e lo scuso in braccio, il nsotro cavaliere è posto sulla terrazza di una fortezza, a giudicare dai merletti che lo circondano. Con un gesto difensivo, egli minaccia con il giavellotto una forma imprecisa (qualche raggio? un gruppo di fiamme?), che è sfortunatamente impossibile ad identificarsi... Dietro il combattente, un piccolo edificio bizzarro, formato da un basamento a volta, merlettato e poggiante su quattro pilastri, è ricoperto da una volta segmentata a forma semisferica. Sotto la volta inferiore, una massa aculea e infiammata ne precisa la destinazione".

 

E Fulcanelli ci svela allora l'interpretazione che egli propone per quest'ultima: "Questo curioso mastio, borgo in miniatura, è lo strumento della Grande Opera, l'Atanor, l'occulto forno dall edue fiamme, potenziale e virtuale, che tutti i discepoli conoscono e che numerose iscrizioni, incisioni hanno contribuito a volgarizzare".

 

 

 

 

 

 

Il titolo di questa parte della tavola è effettivamente: "L'Alchimista protegge l'Atanor contro le influenze esterne".

 

E, infatti, ci ricorda moltissimo l'emblema XX dell'Atalanta Fugiens di Michel Maier: 

 

Atalanta-Fugiens-XX.jpg

 


riprodotto e commentato da Eugène Canseliet nei suoi Tre antichi trattati di Alchimia.

 

Per dare, infine, a Julien Champagne una compagnia degna di lui e di Fulcanelli e di Canseliet, ho pensato che potrebbe essere gradevole contemplare finalmente in quest'occasione quest'opera di Maximilien Luce su Notre-Dame de Paris. Datata 1901, essa si trova attualmente al Museo d'Orsay, è intitolata Le Quai Saint-Michel et Notre Dame de Paris.

 

Maximilien Luce (1858-1941) è generalmente considerato come un pittore neo-impressionista di tendenza anarchica, il che avrebbe fatto senz'altro piacere a Julien Champagne come a Eugène Canseliet, e perché no, anche a Fulcanelli; egli fu un allievo di Camille Pissarro, prima di diventare un intimo, soprattutto di Georges Seurat e Paul Signac.

 

Sul suo quadro, i tre portali della cattedrale sono chiaramente visibili.

 

 

 



 

ARCHER

 

 

 

Post originale datato Sabato 15 aprile 2006

 

[Traduzione di Massimo Cardellini]

 

 

 

LINK al post originale: 

 

CHAMPAGNE AU PORTAIL DU JUGEMENT

 

 

 © JULIEN CHAMPAGNE 

 

 

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6 maggio 2010 4 06 /05 /maggio /2010 10:36

 

 

 

Attualità di Julien Champagne

 

   

 

 

 

  

 

 

 

 

 

 

  

 

 

 

Julien Champagne un'attualità? Certo, e spero che quest'attualità, che non intacca la sua eternità, non stia che iniziando.

 

 Apro dunque questa rubrica, sperando di riaprirla ben presto e vi raccomando il sito da cui è tratto il disegno qui sopra, visibilmente ripreso, ad ogni modo questa è la mia impressione, del ritratto che Eugène Canseliet fece del suo amico, come abbiamo già detto nel post Eugène Canseliet dipinge Julien Champagne.

  

Questo sito è stato aperto l'8 aprile 2006 da Walter Grosse, l'autore del disegno ed ecco la pagina Le Blog Fulgrosse intitolato Fulcanelli et le peintre Julien Champagne  [Fulcanelli ed il pittore Julien Champagne].

 

Questo post dà in particolare delle informazioni sui primi incontri tra Canseliet, Champagne e Fulcanelli negli anni 1914-15. In altri post, troverete soprattutto molte indicazioni su Julien Champagne e la sua famiglia e poi su Fulcanelli e la sua identità.

 

Nulla di strano in questo, perché ho saputo che Walter Grosse sta preparando un libro su Fulcanelli, che apparirà prima in America e poi in Europa. Dunque la pubblicazione di una seconda opera su Julien Champagne, dopo quello già citato di Evelyne Segaud, non sembra imminente.

 

Vi saluto Walter Grosse, e vi auguro il benvenuto nel club degli amici di Julien Champagne.

 

 

 

 

ARCHER

 

[Traduzione di Massimo Cardellini]

 

LINK al post originale:

   

Actualité de Julien Champagne

 

 

Post originale datato giovedì 13 aprile 2006
 

 © JULIEN CHAMPAGNE 

 

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Presentazione

  • : Jean Julien Champagne ed il suo ambiente socio-culturale
  • : Divulgazione degli aspetti della vita, degli ambienti conosciuti, delle personalità frequentate e dell'arte di Jean Julien Champagne, uno dei membri dell'ambiente in cui operò Fulcanelli, il più celebre alchimista del XX secolo.
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