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Divulgazione degli aspetti della vita, degli ambienti conosciuti, delle personalità frequentate e dell'arte di Jean Julien Champagne, uno dei membri dell'ambiente in cui operò Fulcanelli, il più celebre alchimista del XX secolo.

Orologio di Julien Champagne

Dopo la slitta ad elica, ecco dunque ora la più atipica delle opere di Julien Champagne conosciuta sino ad oggi.

È ancora la decisamente inesauribile Geneviève Dubois che ci presenta e che riproduce nel suo libro Fulcanelli questo "orologio scolpito da Champagne".

Sfortunatamente, i dettagli che ci fornisce a questo proposito sono di genere elittico: "Possediamo la fotografia di un bellissimo orologio in legno, scolpita da lui stesso e rappresentante una chiesa gotica; il che dimostra già il suo interesse per il Medioevo".

Siamo giusti con la Dubois, tuttavia; che ci offre un tentativo di datazione di questo lavoro, che secondo lei è contemporaneo alla scolarizzazione  di Julien alle Beaux Arts di Parigi.

 Poiché "Hubert" uscì da questa Scuola nel 1900, e poiché le altre opere presentate da Geneviève come risalenti allo stesso periodo non sono anteriori al 1895, il nostro orologio è stato dunque realizzato nel corso dell'ultimo lustro del XIX secolo.

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Provvisti di questo pacco sostanziale certo, ma un tantino leggero, vediamo cosa ne dicono oggi i "champagnologhi" e altri "fulcanellisti".

 Ebbene, non ne siamo affatto maggiormente informati ricorrendo a quest'analisi. La maggior parte dei miei eminenti confratelli o consorelle seguono, mi sembra, il senso della Dubois: Guardate come Julien Champagne si è precocemente interessato all'arte gotica; e concludere trionfalmente, come fa Evelyne Segaud: Ve lo avevamo pur detto che Champagne non era altri che Fulcanelli!

Qualcuno, più accorto a mio parere, preferiscono trarre da quest'opera un argomento che permette loro di porre in evidenza l'abilità manuale di Champagne, abilità che ritroveremo effettivamente alcuni anni più tardi in occasione dell'episodio della slitta ad elica.

Ma giustamente, come è potuta giungere a Julien quest'abilità manuale, frutto sicuramente di un dono innato, ma sostenuto senza alcun dubbio da uno specifico apprendistato?

Era figlio di un cocchiere, e non come muratore-scultore. E non sono senz'altro i corsi del pittore Léon Gérôme che ne hanno fatto, né un disegnatore industriale, né un meccanico, né un falegname, né un orologiaio...

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Giunto a questo stadio della riflessione, vorrei proporre un'ipotesi di lavoro. Ammettiamo che quest'orologio sia stato costruito verso il 1897. Julien Champagne ha allora una ventina d'anni.

 Se questo capolavoro non è il prodotto dell'insegnamento  delle Belle Arti, di quale insegnamento è il prodotto?

Guardando le foto che illustrano questo post, penso che qualcuno avrà capito e pensato alal parola "capolavoro". Ma quest'espressione proviene dal compagnonaggio. Dei compagni ve n esono stati di ogni genere dal Medioevo. E non soltanto dei muratori e falegnami; osservate qui sopra questo belle orologio del XVIII secolo. E questa torre del XIX secolo, non presenta delle somiglianze con il lavoro di Champagne? E i lavori qui sotto, realizzati in legno durante il XIX o nel XX secolo?

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Dopo il loro tour de France, che li portava di loggia in loggia compagnonica, in cui ricevevanjo assistenza e consigli, il loro compagni hanno dovuto provare la loro maestria realizzando ciò che si è convenuti chiamare un capolavoro.

Questo capolavoro consiste spesso in un plastico del lavoro collettivo che i nostri operai avranno da realizzare più tardi in grandezza reale. Un certo numero di capolavori di compagni, particolarmente riusciti, e dunque esemplari, sono tradizionalemente esposti.

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E tornando ora a Julien Champagne, vorrei segnalare un altro fatto che tenderebbe a rafforzare la mia ipotesi: che egli abbia effettuato oppure non un tour de France, addirrittura d'Europa, il nostro uomo era di una natura... peregrina.

Lo abbiamo trovato presso Fulcanelli a Marsiglia, a Grasse insieme a Schwaller, in particolare, ma secondo Walter Grosse si sarebbe anche recato, dietro richiesta del suo Maestro, in Gran-Bretagna... Un altro asse di ricerca, effettivamente, le dimore e gli spostamenti di Julien.

 Certo, ha a volte disegnato o dipinto le opere di Fulcanelli sui documenti, come il quadrato dorato di Romorantin, ma questo non è il caso generale.

E poi, non si può non menzionare il rapporto esistente tra il compagnonaggio e alchimia, e questo dai tempi dela Libera Muratoria e altri tagliatori di pietra o di immagini medievali.

Sul numero di "Atlantis" dedicato a Eugène Viollet-Le-Duc, che è qualificato come un Adepto (N° 311 del 1980), Eugène Canseliet tornerà su questi "allogiatori del buon Dio", parlando anche della solida amicizia che l'univa al compagno carpentiere e scrittore Raoul Vergez, Béarnais l'amico del Tour de France.

Vergez, autore soprattutto di un libro Les illuminés de l'Art Royal [Gli illuminati dell'Arte Reale] edito da Julliard nel 1976, ed il cui sottotilo è: Huit siècles de compagnonnage [Otto secoli di compagnonaggio]. L'Arte Reale, è anche come è risaputo, uno dei molti nomi dell'alchimia.

Terminerò infine, con un aneddoto personale. Una ventina di anni fa, mi trovavo alle isole Canarie. Fuori dalla "solfatara" di Tenerife, il mio ricordo saliente è quello del mio incontro inatteso con un compagno molto probabilmente spagnolo, in costume tradizionale.

A quale tappa del suo tour si trovava in questa regione oceanica? Era comunque vestito di nero, dotato di un tricorno uscito dritto dal XIX secolo o se preferite da De Falla, fieramente piantato su suo bastone da marcia compagnonico, inalberava fieramente la sua coccarda da pellegrino, dai colori tradizionali del suo "ordine": bianco, verde, giallo, arancione, rosso.

"Così si sviluppano, sul frontone delle cattedrali gotiche." ci dice Fulcanelli nel suo Il Mistero delle cattedrali, "i colori dell'Opera, secondo un processo circolare che va dalle tenebre, - rappresentate dall'assenza della luce e il colore nero, - alla perfezione della luce rubiconda, passando attraverso il colore bianco, considerato come medietà tra il nero e il rosso".

 E poco dopo, citando Le Chemin du Ciel Chymique [Il Cammino del Cielo Chimico] di Jacobus Tollius: "La Terra è nera, l'Acqua è bianca; l'Aria, più si avvicina al sole, più ingiallisce; l'Etere è del tutto rosso. La morte , come si dice, è nera, la vita è piena di luce; più la luce è pura, più si avvicina alla natura angelica, e gli angeli sono dei puri spiriti di fuoco".

 Tra il giallo e il rosso, l'arancione è un colore transitorio, in quanto al verde, guardiamo la natura che ci circonda e di cui facciamo parte: la terra è nera, ma può essere anche verde.

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ARCHER

 

[Traduzione di Massimo Cardellini]


LINK:

Pendulette de Julien Champagne

 

© JULIEN CHAMPAGNE

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