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Divulgazione degli aspetti della vita, degli ambienti conosciuti, delle personalità frequentate e dell'arte di Jean Julien Champagne, uno dei membri dell'ambiente in cui operò Fulcanelli, il più celebre alchimista del XX secolo.

Julien Champagne e le statue grottesche

Julien Champagne e le statue grottesche

 

Eccoci alla fine del primo tomo di Le Dimore Filosofali di Fulcanelli, davanti una casa del XV secolo di La Ferté Bernard (Sarthe).

La fotografia qui sopra ne costituisce la tavola XXIV, che sostituisce le tavole XXI e XXII dell'edizione originale delle Dimore, disegnate e firmate da Julien Champagne, che riproduco egualmente.

Dopo aver a lungo desiderato scoprire altre fotografie, più recenti e se possibile meglio colorate, di questa costruzione, posso infine proporvene.

Vorrei anche far notare che il disegno, più preciso della fotografia, è indubbiamente molto meglio adattato alla lezione dispensata dall'autore, e questo anche se in questo particolar caso, la fotografia permette di avere una miglior visione generale del monumento.

Ecco dunque il testo di questa lezione fulcanelliana, che inizia molto insolitamente con un'allusione all'altra opera di Fulcanelli, Il Mistero delle Cattedrali.

"Abbiamo, in una precedente opera, segnalato la lotta implacabile a cui si consegnano i corpi posti in contatto, a proposito di un basso rilievo del basamento di Notre-Dame de Paris".

Tornerò di nuovo su questo basso rilievo, detto della lotta delle due nature.

Un'altra traduzione della lotta ermetica esiste sulla facciata di una casa in legno, costruita durante il XV secolo, alla Ferté-Bernard (Sarthe).


 



Vi ritroviamo il folle, l'uomo dal bastone nodoso, il pellegrino, immagini famigliari e che sembrano rientrare in una formula applicata, alla fine del medioevo, nella decorazione delle modeste logge di alchimisti senza pretese.

Vi si vede inoltre l'Adepto in preghiera, così come la sirena, emblema delle nature unite e pacificate, il cui senso è commentato in un altro luogo.

Ma ciò che soprattutto ci interessa, - perché il soggetto ha attinenza direttamente con la nostra analisi, - sono due statuine grottesche astiose, deformi e contorti, scolpiti sui corvi estremi della corniche, al secondo piano.

Troppo distanti l'una dall'altra per venire alle mani, tentano di soddisfare la loro avversione nativa gettandosi delle pietre.

Queste grottesche hanno lo stesso significato ermetico di quello dei bambini del portico di Notre-Dame. Si scontrano freneticamente e cercano di lapidarsi.

Ma, mentre alla cattedrale di Parigi l'indicazione di tendenze opposte ci è fornita dal sesso differente dei giovani lottatori, è soltanto il carattere aggressivo dei personaggi ad apparire sulla dimora del dipartimento della Sarthe.

Questa somiglianza esteriore riavvicina ulteriormente la finzione dalla realtà fisica, ma si allontana risolutamente dall'esoterismo operativo.

Se il lettore ha capito ciò che desideriamo insegnare, ritroverà senza difficoltà, in queste diverse espressioni simboliche della lotta delle due nature, i materiali segreti la cui reciproca distruzione apre la prima porta dell'Opera.

Questi corpi sono i due draghi di Nicolas Flamel, l'aquila e il leone di Basilio Valentino, la calamita e l'acciaio di Filalete e del Cosmopolita.

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[Traduzione di Massimo Cardellini]

 

 

© JULIEN CHAMPAGNE

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