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Divulgazione degli aspetti della vita, degli ambienti conosciuti, delle personalità frequentate e dell'arte di Jean Julien Champagne, uno dei membri dell'ambiente in cui operò Fulcanelli, il più celebre alchimista del XX secolo.

Mistero di Champagne

Mistero di Champagne

Calendrier ha decisamente ragione. A dispetto di quel che pensavo, e di conseguenza affermavo nel mio articolo Champagne au mont Saint Michel, e più precisamente nella sua parte dedicata ai commenti, Allieu e Lonzième nel loro prezioso Index Fulcanelli fanno menzione della leggenda che nell'edizione Omnium Littéraire di Le Dimore Filosofali è associata alla prima e quarta di coperttina.

Rettifico dunque, e mea culpa. Ho per contro ricercato invano nella stessa opera un'indicazione equivalente riguardante le illustrazioni simili al Il Mistero delle Cattedrali.

Questi fregi ornamentali (culs de lampe), per riprendere l'espressione consacrata, che ornano la prima pubblicazione della prima opera di Fulcanelli, hanno d'altronde il privilegio, se non mi sbaglio di nuovo, di figurare in tutte le edizioni Schemit così come Omnium, ed infine Pauvert.

La questione seguente, per riprendere un modo di ragionamento molto anglosassone, è beninteso da dove esi provengano. E poi dopo un France esclamerà di sicuro: Ma cosa vuol dire tutto questo, buon Dio?

Se dovessi fare una scommessa su quest'ultimo punto, direi che molto probabilmente l'immagine qui sopra ci offre una rappresentazione dello specchio della natura, in cui la morte è centrale, ma da cui la vita maschile e femminile scaturisce quasi miracolosaemente.

E che questa vita e questa stessa sopravvivenza naturale e sopranaturale, in breve questa doppia vita, si appoggia sull'immagine qui sotto.

Ecco delle belle parole, mi direte, ma torniamo alla questione fondamentale dell'origine di questi emblemi simbolici. Ed eccomi davvero imbarazzato.

Ho aperto tentando di rispondere a questo interrogativo legittimo, le copie di cui dispongo delle opere del buon dottore Witkowski sull'arte profana in chiesa (1908). E, per fortuna e con l'aiuto del "destino", vi ho trovato una pista su queste opere, un'indicazione, ad ogni modo, che ora vado ad illustrare.

 

Siamo qui nella Somme, nella cattedrale di Amiens, e più precisamente davanti a uno dei 120 scanni del coro.

Convenire che se non c'è forzatamente identità completa, per lo meno la somiglianza dei due disegni (il Witkowski sopra, il Fulcanelli sotto) è più che notevole.

Naturalmente, se posso dirlo, Witkowski interpreta e descrive questo motivo a modo suo, un tempo inimitabile. Per lui, esso rappresenta "Il culto della voluttà. Due ribaldi supplicano l'idolo con tutta la loro anima, le mani giunte, di condividere 'il su cuore e il resto'. Essi cono incatenati alla loro passione da una catena di fiori".

In quanto al primo disegno di Champagne, che Witkowski non riproduce, esso rinvierebbe, salvo errore da parte mia, e sempre secondo lui, alla "lascivia". Mentre una "ragazzina" si ammira in uno specchio, il suo galante di passaggio regge dietro di lei un teschio, l'immagine della breve durata del fascino femminile e dell'esistenza, o anche un avvertimento dei pericoli del libertinaggio:

 

Il n'est fisicien ne mire

Tant saiche les aultres guerir

Quy à ce myrouer ne se mire

Et que tous ne faillent mourir".

 

Ecco amici lettori lo stato presente delle mie ricerche su questo punto, che sottopongo ancora una volta alla vostra sagacia.



 

ARCHER

 

 

[Traduzione di Massimo Cardellini]

 

© JULIEN CHAMPAGNE

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