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29 giugno 2010 2 29 /06 /giugno /2010 09:00

  

 

Champagne di Lisieux

 

 

 

 

 


 

In Le Dimore filosofali di Fulcanelli, un intero capitolo è dedicato al maniero "della salamandra di Lisieux".

  

Molto conosciuta un tempo dagli abitanti di Lisieux, questa modesta dimora del XVI secolo, sita al numero 19 di rue aux Fèvres, precisa Fulcanelli, è di origine incerta ed ignota al grande pubblico.

 

Nella sua prefazione alla seconda edizione di Le Dimore Filosofali (omnium Littéraire, 1960), Eugène Canseliet rimpiange che questo maniero sia stato distrutto nel 1944.

 

Ma ecco che, ci dicono oggi, che il sito alchemico in questione non sarebbe stato ridotto in briciole durante i bombardamenti "liberatori" degli alleati alla fine della seconda guerra mondiale; sarebbe stato, verso il 1899 e poi nel 1912, dunque poco prima del primo conflitto mondiale, smontato pietra su pietra e spostato ad Etertat.

  

Ciò che è esatto, è che ai giorni nostri possiamo ritrovare a Etretat un hotel ristorante che somiglia alla dimora di Lisieux.

 

Una buona occasione, ad ogni modo , per i "disprezzatori" odiati da Frederich Nietzsche, di prendersela con Fulcanelli, Canseliet, Champagne.

 

Di fatto, chi ci dice che l'edificio di Etretat non sia una riproduzione pura e semplice di quella di Lisieux? Non è più realistico proporre che essa ne sia la copia esatta o quasi esatta?

 

 

 

  

 

 



 

 

 


Nei suoi Deux Logis Alchimiques [Due siti alchemici], Pauvert, 1979, Eugène Canseliet ritorna sull'argomento schizzato da Julien Champagne (Tavolo VII di Le Dimore Filosofali): La Salamandra  e la Scimmia sul melo (sul melo e non sull'arancio): "È evidente che la Natura gioisce della Natura, e che la Natura mantiene la Natura e che la Natura vince la Natura e la domina. Con questa sentenza, tutta l'opera è penetrata... È la spiegazione dell'antropiode, allo stesso tempo condotto e conduttore che, da parte sua, in questa stessa metà del XVI secolo, l'Adepto sconosciuto di Lisieux faceva scolpire, sul pilastro del suo maniero, cogleindo e mangiando le mele del Giardino chiuso delle Esperidi. Ahimè, cosa ne è stato di questo sito medievale, sotto i bombardamenti che distrussero, sul suolo di Francia, ciò che costituiva il meglio del patrimonio nazionale?"

  

  

 

 

E Fulcanelli in tutto ciò cosa c'entra, mi si dirà? Riprendiamo innanzitutto la sua descrizione del motivo trattato: "Sul pilastro mediano del pianoterra, il visitatore scopre un curioso bassorilievo. Una scimmia intenta a mangiare i frutti di un giovane melo appena più alto di lui". 

  

Ed ecco ora il commento di "un uomo per l'eternità", in riferimento a Tommaso Moro: "Davanti a questo soggetto, che traduce per l'iniziato la realizzazione perfetta, affronteremo l'Opera dalla fine. I fiori brillanti, i cui colori vivi e splendenti facevano la gioia del nostro artista, si sono sbiaditi e spenti gli uni dopo gli altri; i frutti hanno allora preso forma e, da verde che essi erano all'inizio, si offrono ora a lui dotati di una veste purpurea, indice sicuro della loro maturità e della loro eccellenza. È che l'alchimista, nel suo paziente lavoro, deve essere lo scrupoloso imitatore della natura, la scimmia della creazione, secondo l'espressione di numerosi maestri. Guidato dall'analogia, egli realizza in scala, con i suoi deboli mezzi ed in un campo ristretto, quanto dio fa in grande nell'universo cosmico".



 

 

 


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[Massimo Cardellini]

 

 

Lunedì 17 aprile 2006

 

 

LINK al post originale:

Champagne lexovien

 

 

 

 

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Presentazione

  • : Jean Julien Champagne ed il suo ambiente socio-culturale
  • : Divulgazione degli aspetti della vita, degli ambienti conosciuti, delle personalità frequentate e dell'arte di Jean Julien Champagne, uno dei membri dell'ambiente in cui operò Fulcanelli, il più celebre alchimista del XX secolo.
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