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30 gennaio 2010 6 30 /01 /gennaio /2010 16:51





Champagne da Coulonges a Terre Neuve



Partiamo per la Vandea e cerchiamo Julien Champagne in Le Dimore Filosofali di Fulcanelli, al capitolo dedicato a Louis D'Estissac, già menzionato.

Contemporaneo di François Rabelais, di Denys Zachaire e di Jean Lallemant, d'Estissac volle dedicare alla scienza alchemica una dimora degna di lei. Ne affidò l'esecuzione ad un architetto che fu, secondo Etienne-Octave Guillaume de Rochebrune, aquafortista famoso, Philibert de l'Orme.

Così nacque il superbo castello di
Coulonges sur l'Autize (Deux Sèvres), la cui costruzione richiese ventisei anni, dal 1542 al 1568, ma che non offre più oggi che un interno vuoto, dalle pareti spoglie. Tutto è stato disperso, ma alcuni pezzi d'arte furono acquistati dal Signor de Rochebrune, e servirono alla refezione ed all'abbellimento della sua proprietà di Fontenay le Combe (Vandea).

È infatti nel castello di Terre Neuve, in cui esse sono attualmente conservate, che possiamo ammirarli e studiarli a nostro piacimento.

Dapprima semplice potere a mezzadria, questo castello fu, nel suo attuale piano, costruito nel 1595 da Jean Morison, per conto di Nicolas Rapin, vice siniscalco di Fontenay le Comte e "distinto poeta".

Di tutte le sue meraviglie, quella che ci interessa di più è indubbiamente il camino monumentale del grande salone, acquistato a Coulonges e riedificato al castello di Terre Neuve nel marzo del 1884.

Davanti al suo pannello centrale, l'osservatore non può difendersi da un istintivo motto di sorpresa, tanto la sua decorazione appare singolare. È questo pannello che costituisce la tavola XVI di Le Dimore Filosofali, e di cui riproduciamo, oltre ad una fotografia parziale e due d'insieme, il disegno di Julien Champagne.






Ma ascoltiamo la descrizione di Fulcanelli: "Due mostri umani reggono una corona, formata da foglie e frutta, che incornicia un semplice scudo francese. Uno dei due mostri ha un orribile viso dal labbro leporino ed un torso glabro e provvisto di mammelle. L'altro ha un musettod'un bambino sveglio e birichino, ma col busto villoso degli antropoidi. Se le braccia e le mani non hanno altra particolarità che la loro eccessiva magrezza, al contrario le membra inferiori coperte di peli lunghi e fitti terminano con artigli da felino in un mostro e con artigli di rapace nell'altro. Questi esserida incubo, provvisti d'una lunga coda ricurva, hanno il capo coperto da inverosimili caschi, l'uno squamoso, l'altro striato, ed ambedue con la sommità che si arrotola su se stessa secondo la forma dell'ammonite. Tra questi due "stefanofori" dall'aspetto ributtante, e situata sopra di loro, sull'asse della composizione, c'è una maschera d'uomo che fa una smorfia, dagli occhi rotondi, i capelli ricci che appesantiscono una fronte già bassa, e che tiene con i denti, la bocca aperta e bestiale, lo scudo centrale sospeso ad una leggera cordicella. Infine, un bucranio occupa la parte bassa del pannello, e completa con una nota macabra questo apocalittico quartetto" [Fulcanelli, Le Dimore filosofali, Mediterranee, Roma, 1996, Vol. I, p. 214].

Abbreviamo questa descrizione dettagliata, alla quale sarà possibile al lettore attento di riportarsi e diamo ora un brece brano dell'interpretazione che Fulcanelli dà all'insieme di questi motivi: "I due gnomi che sono faccia a faccia impersonificano,- il lettore l'avrà indovinato, - i nostri due principi metallici, corpi o nature primitive, con l'aiuto dei quali l'Opera comincia, si perfeziona e termina (p. 215) [...]. I Filosofi hanno tradotto l'unione del fisso col volatile, del corpo con lo spirito, con la figura del serpente che divora la sua coda [...], con la forma circolare, tracciato simbolico dell'infinito e dell'eternità ed anche di perfezione. Lo stesso significato ha il cerchio centrale del mercurio nella notazione grafica, cerchio che, ornato di foglie e di frutta indicanti la facoltà di vegetare ed il potere fruttificante, sta sul bassorilievo che stiamo studiando. Inoltre, nonostante la cura che il nostro adepto usò nel nasconderlo, il nostro segno è completo. Se l'esaminassimo attentamente, vedremmo infatti che la corona porta sulla ua curvatura superiore, le due espansioni a spirale, e su quella inferiore, la croce, composta dalle corna e dall'asse frontale del bucranio, complementi, questi, del cerchio nel segno astronomico del pianeta Mercurio"
(p.228), [Fulcanelli, Le Dimore filosofali, Mediterranee, Roma, 1996, Vol. I].



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[Traduzione di Massimo Cardellini]

Post originale datato
Lunedì 3 aprile 2006

LINK al post originale:
Champagne de Coulonges a Terre Neuve

© JULIEN CHAMPAGNE

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Presentazione

  • : Jean Julien Champagne ed il suo ambiente socio-culturale
  • : Divulgazione degli aspetti della vita, degli ambienti conosciuti, delle personalità frequentate e dell'arte di Jean Julien Champagne, uno dei membri dell'ambiente in cui operò Fulcanelli, il più celebre alchimista del XX secolo.
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