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20 ottobre 2012 6 20 /10 /ottobre /2012 07:00

Julien con lo scettro

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Abbiamo già trattato in un post del mese di febbraio del 2006, di Julien Champagne come araldo mistico di Thiers, per mezzo di un'incisione tratta dal capitolo di Le Dimore Filosofali di Fulcanelli dedicata a questa sorprendente effige.

Eccone una seconda, che costituisce la tavola XVII di Les Demeures Philosophales, ed è semplicemente intitolato: Thiers (Puy-de-Dôme), Casa dell'Uomo dei Boschi (XV secolo).


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Ne approfitto anche per mostrare una foto della casa nel suo stato attuale, in cui si può vedere in particolare che la cappella all'angolo è sparita.

 

Ma l'Uomo dei Boschi, grazie a Dio, vigila sempre su questa dimora. Se vi offro anche un primo piano di questo filosofo e dell'estremità del suo bastone da pellegrino, è perché vorrei approfittarne per tornare brevemente su questo scettro, il cui significato profondo è stato già evidenziato in precedenza.

 

"Il matto," diciamo infine con Fulcanelli, "emblema umanizzato dei figli di Hermes, evoca anche lo stesso mercurio, unica e peculiare materia dei saggi".


 

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Aggiungiamo oggi, sempre con questo Adepto: "È questo artefice in opere di cui parla l'Inno delle Chiese cristiane, quell'artigiano nascosto al centro dell'opera, capace di fare tutto con l'aiuto esterno dell'alchimista. È dunque lui il maestro assoluto dell'Opera, il lavoratore oscuro e mai ozioso, l'agente segreto e il fedele o leale servitore del filosofo. Ed è questa incessante collaborazione della preveggenza umana e dell'attività naturale, questa dualità dello sforzo combinato e diretto verso uno stesso, che esprime il grande simbolo di Thiers".

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E Fulcanelli completa ancora il suo insegnamento relativo a questo simbolo così: "Inoltre, lo scettro dei matti, che è positivamente un gingillo..., oggetto di divertimento dei bimbi e ninnolo della prima età, non differisce dal caduceo. I due attributi offrono tra di loro un'evidente analogia, benché lo scettro esprima, per di più, quella semplicità innata che possiedono i bambini e che la scienza esige dai saggi...


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Tracciate un circolo all'estremità superiore di una verticale, aggiungete al circolo due corna, ed avrete il grafico segreto utilizzato dagli alchimisti medievali per designare la loro materia mercuriale".


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In definitiva, per l'autore di Le Dimore Filosofale, il nome stesso di marotte (scettro grottesco), "diminutivo di mérotte, piccola madre, secondo alcuni, o di Maria, la madre universale, secondo altri, sottolinea la natura femminile e la virtù generatrice del mercurio ermetico, madre e nutrice del nostro re".

 

Anche il sonaglio, accessorio dello scettro dei matti, aggiungerà l'Adepto alla fine del suo studio sul grimorio del castello di Dampierre, sempre in Les Dimore filosofali, ha egli stesso un senso nascosto.

 

Il diavolo non è decisamente il solo a entrare nei dettagli, è senza alcun dubbio in eccellente compagnia.

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[Traduzione di Massimo Cardellini]

 

 

 

LINK al post originale:

Julien à la Marotte

 

© JULIEN CHAMPAGNE

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15 settembre 2012 6 15 /09 /settembre /2012 07:00

Champagne al Grande Lunario

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Tra i personaggi frequentati da Julien Champagne all'interno del gruppo "magico" del Grand Lunaire [Grande Lunario], detto anche a volte Très Haut Lunaire [Altissimo Lunario], figurano, oltre Jules Boucher, già ritratto, Gaston Sauvage e Alexandre Rouhier.

 

È di quest'ultimo che voglio parlare un po', Rouhier di cui grazie a Fulgrosse posso infine presentarvi una foto delle più rare, tratta dal libro opportunamente intitolato "Call no man Master" di Joyce Collin-Smith, Gateway Books, 1988 e Authors OnLine, 2004.

 

Il dottore Alexandre Rouhier (1875-1968) sì è innanzitutto fatto conoscere come farmacologo. Nel 1926, diede all'Istituto metapsichico internazionale una conferenza sulle piante divinatorie, ripresa lo stesso anno nella Revue métapsychique, e che sarà pubblicata nel 1927 dalle edizioni Gaston Doin.


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Lo stesso anno, fa pubblicare presso le stesse edizioni la sua opera più nota, dedicata allo Peyotl, "la pianta che fa meravigliare gli occhi", che è infatti il più famoso degli allucinogeni, e serve da base alla mescalina. Questo libro viene allora prefatto dal professor Emmanuel Perrot.

 

I lavori di Rouhier sulle droghe suscitano presto un significativo interesse oltre Reno, ed è presto tradotto in tedesco (Die Hellsehen hervorrufenden Pflanzen, Max Altman, Leipzig, 1927).

 

Essi saranno riediti dopo la seconda guerra mondiale, in Francia così come in Germania (Le peyotl, Trédaniel, 1975 e 1989; Die Hellsehen hervorrufenden Pflanzen, Express Edition, Berlin, 1986, e VWB, Berlin, 1996).

 

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Ma Alexandre Rouhier è beninteso anche un esoterista dalla personalità complessa. Nel 1935 scriverà la prefazione al Traité élémentaire de géomancie di Eugène Caslant (Revue métapsychique, 1936, riedito da Trédaniel, nel 1990).

 

Infine, sotto lo pseudonimo di Petrus Talemarianus, pubblichrà nel 1949, presso le éditions Véga, De l'architecture naturelle ou rapport sur l'établissement, d'après les principes du Tantrisme, du Taoïsme, du Pythagorisme & de la Cabale, d'une "Règle d'Or" servant à la réalisation des lois de l'harmonie universelle & contribuant à la réalisation du grand oeuvre [Dell'architettura naturale o rapporto sullo stabilimento, secondo i principi del Tantrismo, del Taoismo, del Pitagorismo e della Cabala, di una "Regola d'oro" che serva alla realizzazione delle leggi dell'armonia universale e contribuisca alla realizzazione della grande opera]. Questa summa è, conviene senz'altro rivelarlo, illustrata dal pittore Marcel Nicaud.

 

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Vedremo ancora apparire il dottor Rouhier, curiosamente chiamato Antoine per l'occasion, come direttore commerciale delle edizioni Véga, create nel 1929.

 

Secondo Marie-France James, nel suo libro Esotérisme et christianisme [Esoterismo e cristianesimo] vicino a René Guénon (NEL, 1981), rompe con quest'ultimo filosofo allora al Cairo, in Egitto, rinunciando a pubblicare le sue opere, verso il 1930, proprio quando divenne proprietario della libreria Véga. Torneremo prossimamente sul cirolo di ueste libreria all'epoca di Julien Champagne.

 

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E Julien Champagne e il Grand Lunaire, in tutto ciò cosa c'entrano, ci si chiederà?

 

Apro dunque l'opuscolo di Pierre Geyraud sulle soità segrete di Parigi (Emile Paul frères, 1938) e al capitolo dedicato al T.H.L. (Très Haut Lunaire) leggiamo: "Il T.H.L. è una società luciferina... Il Papa nero è, come gli altri dirigenti, alchimista... Ne fa parte anche un editore della riva sinistra".

 

Credo che questo editore della riva sinistra, e dalla mano sinistra, sia A. Rouhier.

 

"Un artista-dissegnatore".

 

Ed ecco Julien Champagne.

 

L'insegnamento supremo, aggiunge Pierre Geyraud, è basato soprattutto sui libri di Fulcanelli. In un'opera successiva, L'occultisme à Paris (Emile Paul, 1953), Pierre Geyraud al capitolo Alchimie attribuerà anche a Julien Champagne, che egli confondeva con Fulcanelli, il titolo di co-fondatore del Grand Lunaire: "Contribuerà a costituire, nei pressi della chiesa Saint-Merri, una società luciferina molto chiusa, di cui disegno egli stesso... il Baphomet".

 

"Qualche tempo dopo, nel 1932, Champagne doveva morire di una morte orribile e lenta, rue Rochechouart, per aver tradito la setta".

 

Alexandre Rouhier è menzionato da Robert Amadou come sataniste, "dans l'ombre de Fulcanelli", in Le feu du soleil, Pauvert, 1978. Amadou lo gratifica anche con lo pseudonimo di R. P. Sabazius.

 

Sabazius avrebbe, sempre secondo Robert Amadou, ibidem, scritto un'opera intitolata Envoûtement et contre-envoûtement [Incantesimo e controincantesimo], Editions Occulta, circa 1937, facsimile Editions J.B.G.,1977).

Amadou dice il vero, e ahimé questo libricino lascia alla lettura un'impressione per lo meno di turbamento.

 

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Rouhier è anche uno dei personaggi di uno strano racconto romanzato di Teddy Legrand, Les sept têtes du dragon vert [Le sette teste del drago verde], edito nel 1933 e che le edizioni M.C.O.R. hanno avuto la buona idea di ripubblicare, a tiratura limitata, nel 2007.



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Vi appariva così come altri esoteristi, come Sédir. Alexandre vi compare come quel "farmacista noto" che ha dedicato un'opera molto ben fatta sul peyotl, oggetto dal 1918, secondo Legrand, di ricerche scientifiche nei laboratori europei.

 

Nelle sue Alchimiques mémoires [Memorie alchemiche] della rivista La tourbe des philosophes (N° 15-16, 1981), Eugène Canseliet precisera che come Gaston Sauvage e Jules Boucher, Alexandre Rouhier (doctor Sabazius) lavorava al laboratorio Poulenc.

 

Ariane Touze, nel suo catalogo 6 della libreria esoterica Le Songe de Polia, afferma nella primavera del 2011 che "la thèse del doctor Rouhier sul peyotl ed il suo viaggio nel Nuovo Messico furono finanziati dai laboratori Poulenc.

 

Fu nei loro locali che egli incontrò Gaston Sauvage e altri personaggi che si ritroveranno nell'enigmatica società del "Grand Lunaire" spesso evocata nell'enigma".

 

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Ma lasciamo a Eugène Canseliet la parola finale. In Le feu du soleil, egli afferma:

"Alexandre Rouhier, Gaston Sauvage e Jules Boucher... coinvolsero, più o meno, il povero Julien Champagne, in una collaborazione abbastanza spiacevole che gli alienò, senza speranza, la potente protezione di Fulcanelli".

 

E a titolo di aneddoto le dicerie di Gilette Ziegler nella sua Histoire secrète de Paris (Stock, 1967). Per lei il Très Haut Lunaire era stato fondato nel 1896 da un Americano, Aleister Crosby.

 

Il primo "papa" del T.H.L. sarebbe stato un altro Americano, Albert Pike. Sembrava considerare che questa società era ancora attiva nel momento in cui scriveva il suo libro.

 

 


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[Traduzione di Massimo Cardellini]


 

 

LINK al post originale:

CHAMPAGNE AU GRAND LUNAIRE

 

 

 

©JULIEN CHAMPAGNE

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10 agosto 2012 5 10 /08 /agosto /2012 07:00

Julien Champagne all'Alkaest

 

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La tavola IX dell'edizione originale di Les Mystère des Cathédrales, illustrato da Julien Champagne, si riferisce di nuovo al portico centrale della cattedrale di Notre Dame de Paris.

 

È costituito da due medaglioni, intitolati rispettivamente "Le Corps Fixe" [Il Corpo Fisso] e "Les matériaux nécessaires à l'élaboration du Dissolvant" [Le materie necessarie all'elaborazione del Dissolvente].

 

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Cominciamo dal Corpo Fisso, e ascoltiamo la lezione di Fulcanelli a  questo proposito:

"Eccoci ora di fronte ad un simbolo molto complesso, quello del Leone. Complesso perché non possiamo, di fronte alla nudità attuale della pietra, accontentarci di una sola spiegazione.

 

I Saggi hanno aggiunto al leone alcuni qualificativi, sia allo scopo di esprimere l'aspetto delle sostanze che essi lavorano, sia per designarne una qualità speciale e preponderante.

 

Nell'emblema del Grifo (ottavo motivo), abbiamo visto che il Leone, re degli animali terrestri, rappresentava la parte fissa, base di un composto, fissità che perdeva, a contatto della volatilità avversa, la migliore parte di sé, quella che caratterizzava la forma, cioè, nel linguaggio geroglifico, la testa.

 

Questa volta, dobbiamo studiare soltanto l'animale, e ignoriamo di quale colore fosse rivestito in origine. In generale, il leone è il segno dell'oro, sia alchemico sia naturale; traduce le proprietà fisio-chimiche di questi corpi. Ma i testi danno lo stesso nome alla materia ricettiva dello Spirito universale, del fuoco segreto nell'elaborazione del dissolvente.

 

In questi due casi, si tratta sempre di una interpretazione di potenza, di incorruttibilità, di perfezione, come lo indica bene, d'altronde, il prode con la spada sguainata, il cavaliere coperto di usbergo a maglie, presentato dal re del bestiario alchemico.

 

Il primo agente magnetico che serve a preparare il dissolvente, - che alcuni hanno chiamato Alkaest, - è chiamato il Leone verde, non tanto perché possiede un colore verde, quanto perché non ha affatto acquisito le caratteristiche minerali che distinguono chimicamente l'età adulta dallo stato nascente...

 

In quanto al Leone rosso, non è altro, secondo i Filosofi, che la stessa materia, o Leone verde, portato attraverso certi processi a questa qualità speciale che caratterizza l'oro ermetico o Leone rosso...

 

Di queste interpretazioni, qial è quella vera? - È questa una domanda che confessiamo non poter risolvere. Il leone simbolico era, senza alcun dubbio, dipinto o dorato. Qualche traccia di cinabro, di malachite o di metallo ci trarrebbe presto d'imbarazzo. Ma non vi è nulla, nient'altro che il calcare eroso, grigiastro e grezzo. Il leone di pietra conserva il suo segreto!". 

 

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A questa constatazione apparentemente pessimista, il medaglione successivo permette subito di apportare una correzione,  di cui dobbiamo evidenziare di sfuggita che la glossa fulcanelliana precede di fatto quella riportata qui sotto:

 

"Il nono soggetto ci permette di penetrare ulteriormente il segreto della fabbricazione del Solvente universale.

 

Una donna designa- allegoricamente - i materiali necessari alla costruzione del vascello ermetico; essa solleva una tavoletta di legno, somigliante ad una doga di botte, la cui essenza ci è rivelata dal ramo di quercia sullo stemma.

 

Ritroviamo qui la fonte misteriosa, scolpita sul contrafforte del portico, ma il gesto del nostro personaggio tradisce la spiritualità di questa sostanza, di questo fuoco di natura senza il quale nulla può crescere né vegetare quaggiù.

 

È questo spirito, diffuso sulla superficie del globo, che l'artista sottile e ingegnoso deve captare a mano a mano che si materializza.

 

Aggiungiamo ancora che c'è bisogno di un corpo particolare che funga da ricettacolo, di una terra attrattiva in cui possa trovare un principio suscettibile di riceverlo e di "corporificarlo".

 

La radice dei nostri corpi è nell'aria, dicono i Sapienti, i loro capi in terra".

 

De solvente universale, è ancora abbondantemente questione nell'opera dedicata da  Eugène Canseliet al Libro Muto (Pauvert, 1967), dove egli torna ancora sull'enigma del leone, "simboleggiante lo zolfo".

 

Per lui, allo stesso modo, commenta nello stesso libro, i leoni verde e rosso rappresentano il doppio principio sulfureo, e sono chiamati all'unione sotto il segno di Apollo. 

 


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[Traduzione di Massimo Cardellini]

 

 

 

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JULIEN CHAMPAGNE A L'ALKAEST


 

 

© JULIEN CHAMPAGNE

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10 luglio 2012 2 10 /07 /luglio /2012 07:00

JJ PAUVERT ET JJ CHAMPAGNE

 

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Dopo Schemit e Lavritch, il terzo editore di Fulcanelli e dunque di Champagne fu Jean-Jacques Pauvert. È divertente constatare che condivide con il nostro artista prediletto le iniziali dei suoi nomi, Jean-Jacques che corrispondono anche a Jean-Julien. È meno strano rendersi conto che Pauvert è nato nel 1926, anno della pubblicazionee dell'edizione originale di I Misteri delle Cattedrali di Fulcanelli.

Editore che possiamo qualificare come libertario, Jean-Jacques ha cominciato a pubblicare dopo la seconda guerra mondiale. Il suo eclettismo ricorda quello di uno Schemit: passa allegramente nelle sue edizioni da Sade a Hugo, da André Breton a Erckmann-Chatrian, dalla contessa di Ségur a Georges Bataille. Se si dovesse trovare una continuità al suo lavoro, sarebbe forse da ricercarsi dalla parte del titolo della rivista "Bizzare", che egli riprese nel 1955 a Eric Losfeld.

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Erotologo, appassionato di surrealismo, Pauvert ressuscita anche un intimo di Eugène Canseliet e di Julien Champagne, Raymond Roussel. Nel 1963, "La Doublure" precederà dunque di poco nelle edizioni Jean-Jacques Pauvert, "Le Mystère des Cathédrales" (1964), e "Les Demeures Philosophales" di Fulcanelli (1965). Pauvert è naturalmente diventato allo stesso tempo l'editore ufficiale di Eugène Canseliet; citiamo "Alchimie" (1964), "Le Livre Muet" (1967), "L'Alchimie Expliquée" (1972), "Trois Anciens Traités" (1975), "Deux Logis Alchimiques" (1979). L'editore racconterà più tardi l'itinerario che fu il suo, nel suo "Traversée du Livre" (Viviane Hamy, 2004), dove ricorda senza troppo insistervi la sua relazione con Eugène Canseliet.


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 Abbiamo già menzionato il fatto che con Pauvert, Champagne tende a sfumare nei Fulcanelli, e questo sin dalle pagine di copertina. Il suo nome va quasi a sparire del tutto.

 

I suoi disegni sono in gran parte sostituiti, anche, con delle foto, "la maggior parte di Pierre Jahan".

Eccone una nuova illustrazione, con con le sue due copertine delle due edizioni di Le Dimore filosofali" di Pauvert, entrambe in brossura, la prima in grande formato (1965) e la seconda in formato ridotto (1977): Cercate se non l'errore, per lo meno Julien Champagne!


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Cerchiamo di essere giusti, tuttavia, con il terzo editore di Julien Champagne e Fulcanelli. Nell'edizione del 1977 di Le Dimore filosofali di Pauvert, Eugène Canseliet précise: "La presente edizione è anche la seconda, presso Jean-Jacques Pauvert, che ha voluto che vi fosse ripresa una parte dei disegni di Julien Champagne.

Così l'amatore, che egli sia curioso o neofita, avrà piacere a rirovare qui i cassoni scolpiti di Dampierre-sur-Boutonne, nella loro riproduzione della bella edizione princeps del 1930".

 

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Il 1930 è, ricordiamolo, l'anno dell'edizione originale di Le Dimore filosofali. E aggiungiamo che ritroviamo anche nell'edizione Pauvert del 1977, una riproduzione del disegno di Julien Champagne sull'impegno alla segretezza (Palazzo Jacques Coeur, Bourges), e di quello della fontana di Vertbois (Parigi), sempre al capitolo Le merveilleux grimoire du chateau de Dampierre [Il meraviglioso grimorio del castello di Dampierre].

 

Pauvert è dunque l'editore che al contempo avrà velato di più Julien Champagne e allo stesso tempo ne avrà intrapreso il ri-disvelamento.

 

Allora, a quando un "Julien Champagne" edito dalle edizioni Pauvert, o a quando una quarta edizione dei Fulcanelli illustrati da Julien Champagne?


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Nell'attesa, riportiamo questa strana storia, anch'essa riportata da Eugène Canseliet in preambolo alle sue prefazioni dell'edizione 1977 di Les Demeure Philosophale.

 

"Fatto eminentemente singolare, gli originali del disegnatore Julien Champagne sono spariti, senza una spiegazione plausibile, dalla ricca biblioteca che apparteneva alla sua sorella maggiore, Madame Georges Huyart, e che è diventata, attraverso eredità, proprietà del dottore in medicina Bernard Drain, nostro nipote".

 

Sì, ancora una volta, cosa ne è stato di questi disegni di Julien Champagne?


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[Traduzione di Massimo Cardellini]

 

 

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JJ PAUVERT ET JJ CHAMPAGNE

 

 

 

©JULIEN CHAMPAGNE

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10 giugno 2012 7 10 /06 /giugno /2012 07:00

Julien Champagne all'athanor

 

 

 

 

 

 


athanor2.jpg Rappresentazioni rispettivamente dell'obbedienza e della perseveranza secondo l'accettazione moralizzante tradizionale, i due medaglioni qui sopra del portico centrale di Notre Dame di Parigi costituiscono la tavola VIII dell'edizione di Il Mistero delle Cattedrali di Fulcanelli, illustrato da Julien Champagne.

 

Il primo simbolizza in alchimia la Congiunzione dello Zolfo e del Mercurio, e il secondo è definito l'Athanor e la Pietra.



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"È un grifone che vediamo inscritto nel seguente circolo", commenta Fulcanelli. "Il mostro mitologico la cui testa e petto sono quelli dell'aquila, e che prende dal leone il resto del corpo, inizia il ricercatore alle qualità contrarie che si deve necessariamente assemblare nella materia filosofale. Troviamo in questa immagine lo geroglifico della prima congiunzione, la quale non si opera che a poco a poco, a mano a mano di questo lavoro faticoso e fastidioso che i filosofi hanno chiamato le loro aquile.

La serie di operazioni di cui l'insieme sfocia nell'unione intima dello zolfo e del mercurio possiede anche il nome di Sublimazione.

È attraverso la reiterazione delle Aquile o Sublimazioni filosofiche che il mercurio esaltato si spoglia dalle sue parti grezze e terrestri, dalla sua umidità superflua, e si impadronisce di una parte del corpo fisso, che dissolve, assorbe e assimila". 

 

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Fulcanelli è nettamente meno eloquente a proposito del seguente motivo: "Sul settimo bassorilievo di questa serie," il primo a destra, "notiamo una coppia longitudinale dell'Athanor e l'apparecchiatura interna destinata a reggere l'uovo filosofico; con la mano destra, il personaggio regge una pietra".

 

Ricordiamo che la tradizione alchemica esige che quest'Athanor, o forna dell'alchimista, nel quale quest'ultimo si sforzerà di suscitare una generazione, sia costruito dalle stesse mani dell'artista.

 

Nel suo Alchimie expliquée [L'Alchimia spiegata, Pauvert, 1972], Eugène Canseliet divulgherà una parte dei suoi saggi personali in questo campo, citando questo passaggio di una delle sue lettere ad un amico "Lavorante" come lui, all'inizio degli anni 50: "Nei confronti del mio apparecchio in costruzione, del mio athanor direi dunque, i tuoi suggerimenti sono molto pertinenti. Il ruolo e l'interesse della bilancia, credimi, non mi sfuggono, la quale deve essere, così come tu stesso l'avrai progettato, un trabocco, davanti la doppia necessità dell'assemblaggio e della precisione. Il crogiolo... evidentemente, non può essere sostenuto al di sopra della fiamma del bruciatore, che attraverso un dispositivo proveniente dall'esterno e dall'alto in basso....


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"I motivi che decorano il lato destro sono di lettura... ingrata", si sconsola in questi punto Fulcanelli.

"Anneriti e corrosi, essi devono il loro deterioramento soprattutto all'orientamento di questa parte del portico. Investiti dal vento dell'ovest, sette secoli di raffiche li hanno sbriciolati sino al punto di ridurre alcuni di essi allo stato di sagome sottile e indistinte".

Ciò vale soprattutto per il motivo dell'athanor, di cui per farsi un'idea migliore e per così dire allo scopo di servirsi di esso allo scopo di risalire il tempo distruttore, compareremo ora una fotografia contemporanea con i disegni di Julien Champagne, dapprima quella dell'edizione del 1957 di Il Mistero delle cattedrali, poi, infine, quella, più nitida, dell'edizione del 1926 e originale.

 

 La chiarezza relativa di quest'ultima appare senza alcun dubbio molto più soddisfacente: guardate ancora una volta l'Athanor!

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[Traduzione di Massimo Cardellini]

 

 

 

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JULIEN CHAMPAGNE A L'ATHANOR

 

 

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15 maggio 2012 2 15 /05 /maggio /2012 07:00
Champagne nascendo


Cosy Ray mi propone una riproduzione di un piccolo quadro su legno, visto anch'esso negli Stati Uniti, intitolato Nascendo Quotidie Morimur, titolo che ci rinvia alla massima di Seneca recentemente evocata a proposito del castello di Terre Neuve al post Julien Champagne camminante.

Anche qui l'ermetismo è evidente, e e vorremmo saperne di più sull'autore di questo quadro e la sua storia.

"Morte, dov'è la tua vittoria?", dice l'Ecclesiaste. La risposta data qui è evidente, se questa vittoria esiste essa risiede nella vita data e nel fatto che essa si perpetua.

 

Stranamente, Cosy Ray mi interroga allo stesso tempo su M. Lemoine, pittore "di grande talento", che avrebbe fornito a Fulcanelli e Julien Champagne le prime foto e i primi disegni della croce ciclica di Hendaye, sulla quale, bisogna sperare, saremo portati a tornare.

 

Il nostro informatore di prima mano sembrava essere ben informato in questo caso su Jules Boucher, che già abbiamo incontrato.

 

Questo signor Lemoine è soprattutto evocato nei libri di Jay Weidner e Vincent Bridges, The mysteries of the great cross at Hendaye (Destiny Books, 2003) e di Axel Brücker, Fulcanelli et le mystère de la croix d'Hendaye (Séguier, 2005).

Non è questione del suo cognome. I primi ne deducono uno pseudonimo, che aggiungerei io potrebbe nascondere un certo Julien Champagne, ma non ho ancora letto che il secondo libro, le sue fantasie in materia di cognomi a parte, sarebbe ricorsa a questo tipo di dissimulazione del suo patronimico.

Brücker da parte sua nota semplicemente che questonome è un colmo, e sembra riprendere a suo conto le allegazioni di Jules Boucher, che situano Lemoine nel circolo di Fulcanelli, Champagne, Canseliet...

 

Penso da parte mia che non si dovrebbe sottovalutare la capacità di affabulazione di Jules Boucher, soprattutto in questa storia.

Cosy Ray infine sembra aver trovato un cognome a questo signor Lemoine. Mi aspettavo vagamente da buon o pessimo cabalista ciò che si chiama, come il "friar" dallo stesso nome (Bacon).

Ma no, si tratterebbe di André Lemoine... C'è davvero un pittore André Lemoine, che apparentemente Weidner e Bridges non hanno saputo scoprire. Nato nel 1894, era pittore ufficiale della marina.



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[Traduzione di Massimo Cardellini]

 

 

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CHAMPAGNE NASCENDO

 

 

 

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20 aprile 2012 5 20 /04 /aprile /2012 07:00

Solve di Julien Champagne

 

 

 

 

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Ritornando a Le Mystère des Cathédrales di Fulcanelli, illustrato da Julien Champagne, eccoci daccapo davanti a Notre Dame de Paris ed il suo "portale della Vergine".


A proposito di quella traduzione dell'apoftegma alchemico: Dissolvi e Coagula, Fulcanelli spiega che la migliore traduzione èl'uomo rigirato, di cui si troverà qui sopra e sotto due versioni, disegnata per la prima e per l'altra fotografata.

 

Per lui, quest'assioma insegna a realizzare la conversione elementare, volatilizzando il fisso e fissando il volatile:

 

"Se il fisso tu sai dissolvere.

E il solvente far volare,

Poi il volatile fissare in polvere,

Hai di che consolarti".

 

Fulcanelli precisa anche che è in questa parte del portico che si trovava scolpito un tempo lo geroglifico maggiore della pratica alchemica: il Corvo. Ci si può chiedere cosa ne sia stata di questa scultura, e se ne esistono anche delle riproduzioni.

 

Nella sua prefazione alla terza edizione di Le Mystère des Cathédrales, Eugène Canseliet tornerà su questa concezione alchemica della Dissoluzione e della Coagulazione: "Cos'è l'alchimia per l'uomo, se non, molto verosimilmente, uscita da un certo stato d'animo che testimonia della grazia reale ed efficace, la ricerca e il risveglio della Vita segretamente assopita sotto lo spesso strato dell'essere e la rude scorza delle cose. Sui due piani universali, dove siedono insieme la materia e lo spirito, il processo è assoluto, e consiste in una continua purificazione, sino all'ultima perfezione. A questo scopo,niente fornisce meglio il modo di operare, dell'apoftegma antico  tanto preciso nella sua imperativa brevità: Solve et coagula; dissolvi e coagula. La tecnica è semplice e lineare, ed esige la sincerità, la risoluzione e la pazienza, e richiede l'immaginazione, ahimé! quasi totalmente abolita presso la maggior parte delle persone, nella nostra epoca di aggressiva e sterilizzante saturazione.

 

 

 


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"Rari sono coloro che si applicano all'idea vivente, all'immagine fruttuosa, al simbolo rimanendo inseparabile da ogni filosofale elaborazione o da ogni avventura poetica, e aprendosi a poco a poco, in una lenta progressione, verso più luce e conoscenza".

 

 

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[Traduzione di Massimo Cardellini]

 

 

 

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SOLVE DE JULIEN CHAMPAGNE

 

 

 

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16 marzo 2012 5 16 /03 /marzo /2012 07:00

Champagne in acquario


 

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Dopo un primo approccio al tema astrologico di Julien Champagne, preso dalla Rete, eccone un secondo, proveniente dal libro Fulcanelli di Geneviève Dubois.

Invece di comparare i due studi, lavoro sen'altro da specialisti, cercherò ancora di cercare di riassumere ciò che l'astrologo ha tratto dal tema.

 

Preciso che quest'astrologa di Grenoble, Véronique Guilet, ha realizzato questo lavoro nel maggio del 1989.

Per lei dunque, Julien è Acquario per il suo segno solare e ascendente in Ariete. Molto segnato dall'Acquario, è innanzitutto un idealista, innovatore, poco conformista, indipendente.

 

Profondamente colpito dal divenire dell'essere umano, egli aspira in uno slancio fraterno, ad apportare il suo contributo prometeico alla razza umana.

 

La presenza del Sole nella sua Casa XI sottolinea la sua preoccupazione di partecipazione sociale e collettiva, i desiderio di diffondere molto ampiamente le sue conoscenze, spesso in anticipo sul suo tempo.

 

Un altro elemento potente nel suo tema, Giove in Sagittario, nella Casa IX, rafforza l'idealismo umanitario e la ricerca di verità.

 

Posseduto da una sete di conoscenza insaziabile e senza limite, cerca sempre a coniugare in un atteggiamento di accoglienza e di tolleranza, l'epicureismo e la filosofia, le scienze e la spiritualità.


Giove, vicino al centro del cielo, accentua anche l'ambizione e la volontà di potere. Il desiderio di svolgere un ruolo sociale è eccessivo; così, oltre al divulgatore e l'iniziatore, il pericolo è sempre presente nel credersi investito di una missione di profeta o di guru.

 

Generosità, sì, ma non senza recupero egotico del potere, ecco qual era una delle ambiguità di Julien Champagne.

Si può anche ritrarlo come un enciclopedista curioso. La congiunzione di Mercurio con il Sole nel segno dell'Acquario ne fa un essere molto cerebrale, appassionato di lettura e di scrittura.

Si tratta di uno spirito vivo e inventivo, indipendente nelle sue scelte e che segue le sue convinzioni personali, spesso ignorando le convenzioni del tempo. Un'intelligenza aperta e universale, moltiplicando le sue fonti di informazione, sempre alla ricerca di una filosofia esistenziale.

 

Il supporto di Marte alla congiunzione Sole-Mercurio ne fa anche un pragmatico, uno sperimentatore, uno spirito positivo e pratico che ama coinvolgersi con realtà concrete, privilegiando sempre l'applicazione e il senso dell'utile all'astrazione pura. E la sua precipitazione non ha di eguale se non la sua impazienza.

Essere in sintonia con la sua interiorità e la fede intima, agire secondo la sua intuizione e la sua ispirazione, ecco cos'è essenziale per quest'Ascendente Ariete dotato di Nettuno in Casa I. Del coraggio e dell'audace, un lato un po' profeta.

Si potrebbe azzardarsi a descriverlo come un dolce illuminato, un romantico scapigliato, al modo di vita irregolare, vivendo secondo il suo umore stravagante; e una certa trascuratezza a contatto diretto con i suoi movimenti dell'anima.

Per lui, è vitale sentirsi vivere intensamente, di non fare che una cosa unica con l'oggetto contemplato o di lavoro, di aderire totalmente alla sua attività fino alla completa identificazione.

 

Lasciare la propria immaginazione vagabondare ai confini dell'estasi e far durare questi momenti di illuminazione e anche di ipercoscienza, essi diventano così imperiosi che si può facilmente immaginarsi che egli fu tentato più spesso di quello che avrebbe dovuto da eccitamenti di ogni genere, estendendo così la sua sottile follia e ritardare il momento del ritorno alla realtà quotidiana.

 

Come ogni individuo in anticipo sui tempi e lungi dalle preoccupazioni quotidiane dei suoi contemporanei, doveva spesso turbare, stupire e sorprendre, sia nel suo stile di vita marginale, sia con il suo abbigliamento eccentrico.

 

Ai suoi occhi contava soltanto la ricerca della verità, la verità che l'Ascendente in Ariete in buon aspetto con Marte in Sagittario in Casa VIII, ricerca disperatamente con forza ed entusiasmo, a sprezzo della sua vita e la sua salute.

 

Dobbiamo immaginarlo come lavoratore accanito, instancabile, che si impegnava con ebbrezza a delle lotte erculee e pericolose, a volte anche alle porte dell amorte. In altri tempi la corsa automobilistica lo avrebbe attratto.

Attraverso Marte, Padrone dell'Ascendente nella VIII Casa,  non privilegia che la difficoltà, lì dove una sfida è da superare, o un'esplorazione lo chiama. Allo stesso modo ardente, doveva essere la sua sessualità, certamente imperiosa ed avvincente...

Per Julien Champagne, ogni ricerca non può che essere accompagnata dall'integrazione delle energie dal "basso". Marte esplicita nel suo tema questo ardente desiderio di esplorazione delle nostre tenebre per meglio risalire alla luce, in un desiderio di esorcizzare la nostra ombra, senza timore e riserbo.

 

Conviene ora affrontare la grande contraddizione del tema, che si esprime tra i segni del Toro e dell'Acquario, attraverso la necessità di aggrapparsi alla materia per via del Toro e il desiderio di staccarsene per via dell'Aquario. Questa era la sfida proposta a Julien Champagne ...

La Luna, qui in Toro, incarna la forma originale, la materia prima sulla quale si costruiscono tutti i nostri attaccamenti  tutte le nostre dipendenze; ​​piacere del cibo terreno, il godimento illimitato dei sensi, istinto di possesso e conservazione.

 

Questa percezione molto acuta della sua incarnazione e dei bisogni primordiali che ne derivano, Julien Champagne ne era molto sensibile e una gran parte della sua vita, dovette essere diviso tra imperativi contrastanti: approfittare delle gioie semplici della vita, soffermarsi all'aspetto materiale delle cose, radicarsi nella permanenza, e all'altro estremo, rinunciare ad ogni attaccamento e lasciarsi guidare dall'intuizione dell'effimero...

 

Se l'apparenza nell'abbigliamento gli importava poco, poteva spingere la civetteria nel ricercare indumenti e vestiti di una certa originalità, stanati presso qualche rigattiere.

 

Venere in Capricorno dà il gusto per le cose antiche e il bello aspetto di Venere rispetto alla Luna gli conferisce un fascino innegabile di seduttore che non era privo di attrattiva per le donne donne, che inoltre egli gradiva.

Rispetto al denaro, sarebbe illusorio pensare che ne era del tutto disinteressato; probabilmente aveva i suoi piccoli affari e traffici e viveva nel suo tempo libero, di meschinità degne di un Arpagone.

 

Mani bucate in alcuni giorni, asceta in altri, era anche capace di slanci cavallereschi quanto di atteggiamenti alla Scrooge.

 

La Luna, in posizione strategica nel tema di Julien Champagne, è incorniciata da Nettuno e Plutone.

Se Nettuno rappresenta una funzione di dissoluzione, Plutone è la trasformazione, distruzione per una rinascita. Con una tale incorniciatura, è impensabile accettare la materia nella sua struttura finita e limitata.

Julien doveva risentire intensamente lo stato di confusione e di dissoluzione della materia atraverso Nettuno, la dissociazione delle varie componenti. Attraverso Plutone, la semplice identificazione delle cose non poteva che essere spazzata via.

 

È la necessità di distruggere la materia per andare nel cuore dell'atomo e poi ricostituire un'altra materia, ricomposta, purgata delle sue imperfezioni e mancanze...

 

Al di là di questo accostamento alchemico, dobbiamo capire con Plutone quanto la sensibilità di Julien fosse dolorosa, l'angoscia ansia sempre presente con lo struggente senso di insicurezza e di esclusione.

E la sua sessualità, per quanto intensa fosse, non poteva venire a capo dei suoi desideri insoddisfatti e delle sue pulsioni demoniache. Come trovare la coesistenza?


Liberarsi dalla materia, integrando questa parte d'ombra invadente e farne un elisir di lunga vita, tale era il sostegno di tutta la creatività di Julien Champagne.

Capiamo meglio allora tutto il lavoro sul corpo e i metalli, i suoi interessi per i componenti della natura e il culto delle forme.

Urano nella VI Casa attesta tutte le qualità di tecnico e di autentico spirito scientifico. E Venere assume tutto il suo significato in Capricorno, alla ricerca di sobrietà e lo spogliamento delle forme.

L'ambiente del Cielo, luogo della nostra realizzazione sociale, incorniciato da Giove e Venere, lascia supporre il desiderio di un certo successo,una facilità nel farsi conoscere e riconoscere, ma la ricerca di apprezzamento, di complimenti e di onori, un omaggio reso ai suoi meriti.

 

Ancora una volta, la feroce volontà di indipendenza e di marginalità di Julien non poteva essere soddisfatta, tuttavia, di segni esteriori troppo facili. Se ne concludono dunque degli atteggiamenti molto ambivalenti e contraddittori del suo comportamento sociale.

 

Il Capricorno nella X Casa e il suo padrone Saturno nella XII Casa suggeriscono un tardivo riconoscimento, una celebrità soprattutto postuma.

Questo Saturno nella XII Casa è per Julien Champagne il luogo della sua realizzazione e della trascendenza di sé, un lavoro di ricerca solitaria, umile e operosa, lontano da sguardi indiscreti, la scelta di un'esistenza meno gloriosa e l'accettazione di coltivare il proprio giardino segreto in silenzio.

Nella XII Casa, si prepara il futuro e si deve sapere custodire i propri tesori... in una parola essere un Saggio. Non potrei concludere meglio.

 
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[Traduzione di Massimo Cardellini]

 

 

LINK al post originale:
CHAMPAGNE EN VERSEAU

 

 

© JULIEN CHAMPAGNE

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15 febbraio 2012 3 15 /02 /febbraio /2012 07:00

Julien Champagne

 

 

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La fede e la speranza

 

 

Coraggio e fede, motto di una delle mie ave. La fede e la speranza, se dobbiamo credere all'interpretazione religiosa corrente, ci accolgono entrambe al nostro ritorno al portico centrale di Notre Dame de Paris.

A sinistra, la fiamma della speranza, a destra, la croce della fede.Per Fulcanelli e Julien Champagne, il significato occulto della tavola VII dell'edizione di Mystère des Cathédrales è certamente alchemicamente molto differente: Da un lato, l'evoluzione, I Colori e Regimi della Grande Opera, dall'altro, I Quattro Elementi e le due Natura.


 

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"L'Evoluzione mostra l'orifiamma dai tre pennoni, triplicità dei Colori dell'Opera, che ritroviamo descritti in tutte le opere classiche. Questi colori, in numero di tre, si sviluppano secondo l'ordine invariabile che va dal nero al rosso passando per il bianco. Non sono dei colori fuggitivi, più o meno brillanti, che giocano sulla superficie del bagno, ma dei colori nella massa".

 

Caritatevolmente, Fulcanelli continua la sua esposizione insistendo sull'importanza preponderante dei Regimi: "Imparate dunque, non in cosa un colore differisce da un altro, ma piuttosto in cosa un regime si distingue dal seguente. E innanzitutto, cos'è un regime? -Del tutto semplicemente il modo di far vegetare, di intrattenere e accrescere la vita che la vostra pietra ha ricevuto sin dalla sua nascita... La vostra pietra ha bisogno di nutrimento per aumentare la sua potenza, e questo nutrimento deve essere graduato, persino cambiato a un certo momento. Date prima del latte; il regime carneo, più sostanziale, verrà in seguito... Seguite dunque la natura". 

 

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L'Adepto è molto più laconico nella sua esposizione del seguente motivo, nel quale riconosce "la Filosofia, di cui il disco reca l'impronta di una croce".

 

Aggiunte semplicemente: "È questa l'espressione del quaternario degli elementi e il manifesto dei due principi metallici, sole e luna, quest'ultima, martellata, - o zolfo e mercurio, genitori della pietra, secondo Ermete".

 

Sono questi genitori che per produrre muoiono ogni giorno, e che abbiamo incontrato al castello di Terre-Neuve.

 

Sul quaternario degli elementi, evidentemente rappresentati dai quattro bracci della croce, Eugène Canseliet tornerà nel suo Alchimie expliquée (Pauvert, 1972): "non si potrà mai essere che i quattro elementi non siano alla base di ogni creazione".

Appoggiandosi sulla codificazione di Lémery, egli osserva: "È per ogni elemento, lo stesso poligono a tre lati, il quale varia tuttavia nella sua disposizione: per il fuoco, installato sulla sua base, per l'acqua rovesciato sul suo vertice. Questa punta,che essa sia diretta verso l'alto o il basso, quand'essa è tagliata da una linea orizzontale, converte il triangolo del fuoco e dell'acqua in quelli dell'aria e della terra. Piccolo troncone di destra, che resta della sovrapposizione dei due primi trigoni posti testa piedi e che danno luogo alla forma della stella a sei punte, e cioè del sigillo di Salomone... simbolo del meraviglioso risultato dell'Opera fisica".

 

E Canseliet cita Alberto Magno, dal Trattato dei Segreti: "Converti gli elementi, e troverai quel che cerchi: convertire gli elementi vuol dire fare l'umido secco e fissarlo solido, e il compatto si indebolisce, e il raro rimane tinto".

 

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[Traduzione di Massimo Cardellini]

 

 

LINK al post originale:

Julien Champagne, La foi et l'espérance

 

 

 

© JULIEN CHAMPAGNE

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8 gennaio 2012 7 08 /01 /gennaio /2012 07:00

Champagne alla ricerca di paternità

 

 

 

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Durante un soggiorno a New Orleans, prima che la Luisiana fosse devastata nell'agosto 2005 dal ciclone Katrina, Cosy Ray, in visita in questa antica provincia dei nostri re, fu colpito dal carattere alchemico di una serie di pitture, di ispirazione allo stesso tempo ermetiche e surrealiste.

 

Pablo Picasso e Salvador Dalì da una parte, ma anche dall'altra Fulcanelli e Julien Champagne. Come negare infatti, che l'opera di questi ultimi traspaia nelle due foto cortesemente fatteci pervenire, e che ora sottoponiamo alla sagacità generale?

 

Il primo quadro è manifestamente una nuova variazione sul tema molto noto del ludus puerorum caro agli alchimisti.

 

Il secondo più strano ancora, se possibile, del primo, mi farebbe piuttosto pensare a una illustrazione della onnipotenza e dell'unicità della cabala solare.

 

Non che quest'ultima sia totalmente dalla prima scena: se la ricerca della pietra attraverso l'agricoltura celeste predomina, non si può non notare, anche, sia quella lepre in piedi, e la natura molto particolare della lancia retta dal nostro piccolo cavaliere dotato di casco e con ciò stesso mascherato, che tenta molto evidentemente di pungolarci verso la soluzione del mistero.

 

Quest'ultimo è al contempo rappresentato dal labirinto del giardino, e attraverso tutte le oscure aperture rappresentate verso le "caverne oscure dei metalli". Eppure, la verità è semplice, e nuda, come lo sono i piccoli parvuli...

 

Perché, caro Cosy Ray, il piccolo cavallo del secondo quadro urina sotto di lui? Sì, perché questo dettaglio sulfureo? Forse la risposta è, come accade spesso, nella domanda.

 

A proposito dell'ippocampo raddoppiato presente sulle due pitture, e che sicuramente ci rinvia allo scudo finale di Mystère des Cathédrales di Fulcanelli, disegnato da Julien Champagne, bisogna alla fine riconoscere che la coincidenza è delle più inquietanti.

 

È sino all'elmo e al suo pennacchio ad essere riprodotti. Osservo anche che la parte bassa dello scudo è dorata, e la superiore di color rosso, il che mi sembra canonico.

 

Chi potrà dircene di più su questi quadri, sul loro autore e sulle circostanze della loro invenzione? Forse qualche lontano "cugino d'America" di Julien Champagne. Se la paternità non è facile da provarsi, per lo meno qui c'è filiazione.

 

 Cosy Ray mi ha anche precisato di aver visto questi dipinti presso un mercante d'arte di New Orleans.

 

Il primo sarebbe intitolato "Madame de Beauharnais" e l'altro "Lauriers".

 

Questi olii su tela sono di dimensione adeguata, le foto presenti non ne rappresentano che dei dettagli; essi  misurano 125x250 cm il primo e l'altro 130x195.

Proveniendo dalla Francia (seconda metà del XX secolo), sono attualmente nelle collezioni private americane.


 

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[Traduzione di Massimo cardellini]

 

 

 

LINK al post originale: 

Champagne en recherche de paternité


 

 

© JULIEN CHAMPAGNE

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Presentazione

  • : Jean Julien Champagne ed il suo ambiente socio-culturale
  • : Divulgazione degli aspetti della vita, degli ambienti conosciuti, delle personalità frequentate e dell'arte di Jean Julien Champagne, uno dei membri dell'ambiente in cui operò Fulcanelli, il più celebre alchimista del XX secolo.
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