Torniamo a Notre Dame de Paris, al portale della Vergine. La tavola dell'edizione originale di I Misteri delle Cattedrali di Fulcanelli, non firmata da Julien Champagne, è intitolata: Il Cane e le Colombe, e reca il numero XVI. Quella dell'edizione Pauvert, anch'essa riprodotta, il numero XXVII.
"Se lasciando il timpano", ci spiega Fulcanelli, "abbassiamo lo sguardo verso la parte sinistra del basamento, diviso in cinque nicchie, noteremo tra l'estradosso di ogni arcata delle strane figurine. Ecco, andando dall'esterno verso il piedritto, il cane e due colombe, che incontriamo descritti nell'animazione del mercurio esaltato; questo cane di Corascena , di cui parlano Artefio e Filalete, che bisogna sapere separare dal compost allo stato di polvere nera, e queste colombe di Diana, altro enigma disperato, sotto il quale la spiritualizzazione e la sublimazione del mercurio filosofico sono nascosti".
In Le Dimore Filosofali, Fulcanelli ritornerà sul cane di Corascena o Khirassan, o zolfo, che trae il suo appellativo dal nome greco Korax, equivalente di Corvo.
Allo stesso modo, puntualizzerà a proposito delle colombe di Diana che si possono considerare come due parti del mercurio dissolvente, - le due punte della luna crescente,- contro una di Venere, la quale deve reggere strettamente abbracciate le sue colombe favorite.
Eugène Canseliet, discepolo unico di Fulcanelli sino a prova contraria, si dedicherà da parte sua a precisare anche il senso di questi enigmi.
Nei suoi Due Luoghi Alchemici, sostiene che il vocabolo Khorassan indica l'origine di quest'anima metallica, effettivamente estratta dalla parte tenebrosa che gli alchimisti designano egualmente con l'espressione testa di corvo: "Quest'ultima, sporca, nera e puzzolente, può essere considerata come una deiezione del mercurio filosofale".
In quanto al mistero delle colombe di Diana, vi ritorna nella sua raccolta Alchimia: "Senza calore sufficiente..., il mercurio dei filosofi, solido a temperatura ordinaria, non si liquefano nella sua convessità, né- il fuoco spinto al calor bianco- darebbe, come vapori condensati, gli aironi reali e tremanti, i suoi cristalli tenui e candidi, che Filalete da parte sua, seduce con il piumaggio immacolato, chiamò molto pertinentemente le colombe di Diana".
Ci ritroviamo dunque qui introdotti di colpo, grazie a Fulcanelli, Julien Champagne e Eugène Canseliet, al fascino discreto, ma singolare e ben reale, del bestiario alchemico.
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[Traduzione di Massimo Cardellini]
Post originale datato mercoledì 3 maggio 2006
LINK al post originale:
lJulien Champagne aux colombes