Da Champagne a Pierre Jahan
È ad Axel Brücker che spetta il merito di avere, nel suo Fulcanelli et le mystère de la croix d'Hendaye [Fulcanelli e il mistero della croce di Hendaye], edito dall'editrice Séguier nel 2005, attirato l'attenzione su Pierre Jahan e la sua opera.
Personalmente, non considero che questo fotografo di fama abbia scalzato Julien Champagne dall'illustrazione dei libri di Fulcanelli, a partire dalle edizioni Pauvert, ma piuttosto che ne abbia esteso il lavoro.
Aspettando, forse, una prossima pubblicazione di questi libri, che renda di nuovo giustizia al talento di Hubert...
Ma la fotografia, come la pittura, o il disegno, tra le altre, è anch'essa un'arte e questo da almeno due secoli.
Con Pierre Jahan (1909-2003), ci troviamo dunque in buona compagnia. "Vero alchimista della fotografia", ci dice Brücker, "egli sviluppava e stampava da sé le sue fotografie in bianco e nero, nel suo laboratorio o anche nel suo appartamento, nel quale aveva installato un laboratorio".
Sin dal 1929, divenne "fotografo-illustratore", così come egli si autodefinisce, lavorando per delle riviste prestigiose come "L'Illustration".
Negli anni trenta, inizia a esporre, insieme a Henri Cartier-Bresson, Man Ray... la sua ispirazione è ancora molto classica, come testimonia la sua Madonna con bambino del 1938.
Sin dal 1940, tuttavia, inizia a produrre degli studi di nudo.
Per Brücker, il suo incontro più importante, il suo modello geniale e maestro sarà Jean Cocteau, di cui farà i ritratti più belli, così come fotograferà anche Colette, o Picasso.
Nel 1946, Cocteau co-firmerà con lui "La mort et les statues" [La morte e le statue], per le Éditions du Compas, da cui è tratto il Centauro riprodotto qui sotto.
Nel 1949, ispirandosi forse ai libri di Fulcanelli, Jahan darà alle stampe insieme a Jean-François Noël il primo volume dei suoi Gisants [Giacenti), presso l'editore Paul Morihien, fotografie in piena o doppia pagina delle tombe più magnifiche come quella di Bianca di Castiglia o Caterina de Medici. Le fotografie saranno accompagnate da testi di Cocteau.
Dimenticavo: presso le éditions Pauvert dei Fulcanelli, "la maggior parte delle fotografie" sono di Pierre Jahan, ma le altre? Secondo Richard Caron, nella edizione Bailly di Deux Logis Alchimiques di Eugène Canseliet (1998), su cui dovremo tornare, le altre fotografie sarebbero state fatte da un certo R. J. Ségalat. R. J. come Roger-Jean, senz'altro ancora un altro Vaudois!